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Il calciatore  che non si arrese mai…

Matthias Sindelar nacque nel 1903 a Kozlau, nella Moravia austriaca, unico figlio maschio di una famiglia molto povera.

Nel 1906 la famiglia si trasferì a Vienna nel quartiere Favoriten, zona industriale ricca di fabbriche e officine, dove il lavoro che veniva offerto era durissimo per una paga misera.

La guerra vide la famiglia Sindelar piangere la morte del capofamiglia  sul fronte dell’Isonzo e la madre Marie riuscì a reagire aprendo con i risparmi di una vita una lavanderia che le permise di mandare Matthias a scuola.

Sindelar aveva delle naturali doti calcistiche, anche giocando con palloni fatti di stracci sui campi cittadini segnati con righe rosse di polvere di mattone.

La prima squadra ad avvicinarlo fu l’Hertha Wiene, poi iniziò la militanza nell’Amatour Wiener che dieci anni dopo divenne la celebre Austria Vienna e, grazie ai suoi gol,  nel 1927 il club vinse la Mitropa Cup.

Sindelar deliziò l’Austria e l’Europa con le sue giocate, ed era il cuore del Wunderteam, una nazionale destinata a segnare un’epoca.

Dal maggio 1931 all’aprile 1933 l’Austria ebbe una serie impressionante di risultati, con 16 partite, 12 vittorie 2 pareggi e solo 2 sconfitte, 63 reti segnate, 20 subite.

Sindelar aveva un fisico secco, asciutto e le ginocchia fragili,  giocava sempre con una fasciatura che aveva lo scopo di tenere ferma la rotula di un ginocchio destro martoriato dai dolori e il suo soprannome più calzante era Cartavelina, cioè Der Papierene in tedesco.

Nel frattempo, in Germania Adolf Hitler lavorò al progetto dell’Anschluss, ovvero l’annessione dell’Austria al Reich tedesco che a lui, austriaco di nascita, stava particolarmente a cuore.

Quando fu costretto alle dimissioni il cancelliere austriaco  Schuschnigg, Mussolini non si oppose e non ci fu alcuna reazione da parte del governo inglese, così il 12 marzo 1938 le truppe del Reich procedettero all’occupazione del territorio austriaco.

Il 3 aprile 1938 al Prater si giocò Austria – Germania per l’ultima volta, con la tribuna centrale gremita di camicie brune e delle timide bandiere austriache sventolate nel cielo terso di Vienna per un’amichevole celebrativa, una vittoria tedesca o un pareggio per sancire anche sul campo dominio e unione.

Ma la partita finì 2-0, grazie ai gol di Sindelar e Karl Sesta.

Durante la cerimonia finale era previsto il saluto nazista da parte delle squadre, i due giocatori che avevano deciso l’incontro restarono con le braccia sui fianchi.

Sindelar rifiutò la possibilità di giocare nella nazionale mista e di andare ai Mondiali in Francia del 1938 ,venne accusato di essere ebreo, iniziarono le speculazioni sul suo conto e  le autorità fecero di tutto per emarginarlo.

Il calciatore non fuggì da Vienna, rimase nella città che lo aveva osannato e fu trovato senza vita alle 11 del mattino del 23 gennaio del 1939, in compagnia della fidanzata Camilla Castagnola, disteso nel letto del suo appartamento.

La polizia austriaca archiviò il caso e il campione nazionale fu celebrato per l’ultima volta con i funerali di stato.

Matthias Sindelar oggi viene ricordato come un uomo e uno sportivo che cercò di andare contro  un destino già scritto.