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Inaugurato il 19 settembre 1938, il Sacrario di Redipuglia è il grande cimitero monumentale militare dedicato alla memoria degli oltre 100.000 soldati italiani caduti nelle zone del Carso durante le battaglie dell’Isonzo della prima guerra mondiale.

Il Sacrario si trova di fronte al colle Sant’Elia dove venne costruito il primo Sacrario monumentale militare della 3a armata, inaugurato nel 1923, oggi è un museo all’aperto denominato Parco delle Rimembranze, per rappresentare la raffigurazione del sacrificio nazionale in ricordo dei tanti caduti italiani rimasti senza nome.

La struttura del luogo offriva un impatto visivo unico poichè il colle, situato di fronte all’altipiano carsico, era composto da sette balze concentriche, alludendo ai gironi del Purgatorio dantesco, il cui sviluppo raggiungeva una lunghezza di oltre 20 chilometri.

Le varie balze erano intervallate da vialoni, discendenti a raggiera e la sommità del poggio, livellata a formare un ampio piazzale, ospita una colonna dagli scavi di Aquileia, alla cui base c’era una cappella votiva.

Le sepolture vennero collocate in una maniera tale da riproporre, pur nell’ordine di un complesso cimiteriale, la casualità della morte.

Completavano la riproduzione del teatro di combattimento 35 cippi commemorativi, oggetti personali, suppellettili, brandelli di armi, proiettili, il tutto tra intrichi di filo spinato e reticolati.

I soldati onoravano la memoria dei commilitoni con cumuli di pietre sovrastati da croci costruite con bossoli, filo spinato ed altri reperti ed anche le targhe e le epigrafi sulle tombe volevano rammentare, attraverso versi dovuti in gran parte all’inventiva del maggiore Giannino Antona Traversi, curatore del cimitero, lo sforzo umano e materiale per la vittoria.

In molti casi, gli affetti più profondi del soldato erano correlati alla virtù del sacrificio di sé. E l’amore filiale per la madre era il sentimento più evocato:

Alla fine del conflitto si continuò la raccolta e l’identificazione delle salme ma in tantissimi casi molti caduti rimasero senza nome e, per onorare il loro sacrificio, a una madre di guerra venne fatto scegliere un soldato sconosciuto che da allora simboleggiò per la Nazione il Milite Ignoto.

La struttura del cimitero degli Invitti, per via della sua stessa conformazione, era però esposta al deterioramento per cui agli inizi degli anni Trenta il cimitero fu al centro di importanti lavori ricompresi in un progetto di ristrutturazione e poi divenne necessario disciplinare la questione dei tanti cimiteri, anche precari, che si trovavano in prossimità dei luoghi dove si era combattuto ai piedi del Carso.

Tutte le salme furono traslate nel grande Sacrario militare di Redipuglia, mentre il vecchio sacrario perse di importanza.

Parcheggiata l’automobile sul piazzale di fronte al Sacrario, la visita inizia dopo aver superato la catena del cacciatorpediniere Grado, una nave austro-ungarica divenuta italiana dopo la fine della guerra.

Camminando verso le tombe si percorre la Via Eroica,  una strada lastricata in pietra delimitata da 38 targhe in bronzo che indicano i nomi delle località carsiche contese durante la Grande Guerra e si arriva alle maestose tombe dei generali, tra le quali spicca quella del comandante della Terza Armata, Emanuele Filiberto Duca d’Aosta che aveva espresso il desiderio di essere sepolto a Redipuglia.

Il sepolcro è formato da un blocco di marmo rosso della Val Camonica dal peso di 75 tonnellate e al suo fianco si trovano le tombe in granito dei generali Antonio Chinotto, Tommaso Monti, Giovanni Prelli, Giuseppe Paolini e Fulvio Riccieri.

Alle spalle della tomba si elevano i 22 gradoni che, in ordine alfabetico, custodiscono le spoglie dei 39857 soldati identificati.

Ogni loculo è sormontato dalla scritta Presente e sono raggiungibili grazie alle scalinate laterali che conducono in cima.

Al centro del primo gradone si trova l’unica donna sepolta, la crocerossina Margherita Kaiser Parodi Orlando, mentre sul ventiduesimo si trovano i resti di 72 marinai e 56 uomini della Guardia di Finanza.

Arrivati al termine della scalinata e dei gradoni, due grandi tombe coperte da lastre di bronzo custodiscono i resti di 60 mila soldati ignoti, poi si arriva in cima al sacrario dove ci sono la piccola cappella che custodisce la Deposizione e le formelle della Via Crucis dello scultore Castiglioni, oltre a tre croci in bronzo.

Nella parte posteriore dell’ultimo gradone sono allestite due salette museali, dove all’interno si trovano le fotografie del primo Sacrario di Redipuglia, i documenti, i reperti bellici ed i dipinti di Ciotti che adornavano la prima Tomba del Duca D’Aosta, posta un tempo nella cappelletta in cima al Colle Sant’Elia.

Sul pianoro, a Quota 89, si trova l’Osservatorio e un plastico del territorio che mostra la linea di confine all’alba del 24 ottobre 1917, il giorno della Dodicesima Battaglia dell’Isonzo.