Il 13 febbraio 1903 a Liegi nacque Georges Simenon, re del giallo francese, autore di 220 romanzi tradotti in più di sessanta lingue in tutto il mondo.
Il suo personaggio più noto è il commissario Maigret, al centro di ottantaquattro romanzi e diciotto novelle di Simenon.
Maigret ha un passato traumatico ed è sposato con Louise, originaria dell’Alsazia, ama il buon cibo ed il buon vino, abita a Parigi ma quando può fa un viaggio nella sua provincia, a Meung-sur-Loire.
Un personaggio di nome Maigret appariva già in quattro romanzi popolari, scritti da Simenon nel 1929 e firmati con gli pseudonimi di Christian Brulls e di Georges Sim nei quali il personaggio del Commissario è secondario ed ancora poco caratterizzato, e l’intreccio poliziesco resta marginale.
I tratti caratteristici di Maigret sono già ben delineati fin dal primo romanzo ufficiale, “Pietr-le-Letton” dove dice « Maigret non somiglia ai poliziotti resi popolari dalle caricature. Non aveva né baffi né scarpe a doppia suola. Portava abiti di lana fine e di buon taglio. Inoltre si radeva ogni mattina e aveva mani curate. Ma la struttura era plebea. Maigret era enorme e di ossatura robusta. Muscoli duri risaltavano sotto la giacca e deformavano in poco tempo anche i pantaloni più nuovi».
L’aspetto esteriore di Maigret non cambiò nel tempo, con la pipa caricata e fumata in continuazione, la bombetta, un cappotto con il collo di velluto e l’andatura massiccia, oltre alle ambientazioni parigine, l’ufficio del Quai des Orfèvres con la stufa in ghisa, la brasserie Dauphine puntuale rifornitrice di birre e panini durante gli interrogatori, le camminate per Parigi intervallate da numerose soste nei bar per una birra o un calvados, i piatti popolani, i dialoghi con le portinaie degli stabili, la casa di Boulevard Richard-Lenoir con la Signora Maigret in perenne attesa.
Altrettanto famoso è il metodo di Maigret, che colleghi e superiori hanno inutilmente cercato di scoprire, dove assume particolare rilevanza l’indagine psicologica, talvolta più importante ai suoi occhi della scoperta del colpevole.
Ed è questo che permette a Maigret dI immedesimarsi nell’ambiente in cui è avvenuto il delitto, affidarsi alle intuizioni, alle sensazioni, ai piccoli particolari, entrare nella psicologia dei personaggi coinvolti, cercando di capire.
Spesso le inchieste di Maigret si discostano dagli schemi del poliziesco per tracciare ritratti psicologici e l’atmosfera grigia e stagnante della provincia francese e il colpevole viene spesso sospettato presto nel corso della inchiesta, per ricostruire l’antefatto che ha causato il dramma, e con esso le prove per poterlo incastrarlo.