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Domenica 12 marzo Milano festeggerà l’arrivo della primavera con Il Tredisin de Marz, una festa dalla storia molto antica e dalle origini legate al mondo dei celti.

Secondo una leggenda, il 13 marzo del 52 D. c. San Barnaba, amico di San Paolo,  predicò il vangelo in una radura poco lontana da Milano, dove era ancora viva la tradizione celtica e nella quale alcuni cittadini si erano riuniti per una celebrazione attorno ad una pietra forata con tredici raggi incisi, rappresentante il cuore dell’Anima Celtica.

Allora i  Celti celebravano la ciclicità della Vita con una serie di festività legate al movimento degli Astri e del Sole stesso.

Gli studiosi hanno formulato svariate ipotesi, legate al significato simbolico del numero tredici, uguale a quello dei raggi incisi sulla pietra, ma nessuno ha cercato di trovare  un collegamento, connesso a un fatto concreto.

I Celti celebravano i giorni, i mesi, le stagioni e gli anni e nel 44 a.C., Bruto insieme a un gruppo di cittadini romani progettò l’assassinio di Cesare, che ebbe luogo il 15 marzo, le idi di marzo dello stesso anno, nel portico del teatro di Pompeo.

Il senato di Milano salutò l’evento erigendo nel Foro la statua bronzea di Bruto, che aveva ucciso un nemico del popolo celta, come lo era stato Cesare.

I Celti non avevano un ricordo delle idi e per loro, quel giorno era semplicemente il quindicesimo del mese di marzo, ma il triduo di festeggiamenti sarebbe iniziato due giorni prima, il 13, proprio la data dell’arrivo di Barnaba e il discorso dell’Apostolo trova un significato simbolico, dato che il Vangelo di Cristo, la Buona Novella, è una premessa per ogni riconciliazione.

Oggi El tredesin de Marz non è solo il ricordo del primo diffondersi del cristianesimo a Milano e rappresenta la tradizionale festa della primavera milanese che si celebra con un’esposizione di piante e di fiori attorno alla chiesa di Santa Maria al Paradiso, lungo i viali aperti dopo la demolizione dei bastioni tra Porta Vigentina e Porta Ludovica.

E nell’Ottocento Emilio de Marchi diceva  “E quî giornad del tredesin de Marz? Gh’era la fera, longa longhera, giò fina al dazi, coi banchitt de vioeur, de girani, coi primm roeus…..”