142 cosa e il surf

Lo sport perfetto per chi ama cavalcare sulle onde del mare, aggrappato a una tavola….

Sul surf esistono dei canti hawaiani del XV secolo che parlano di competizioni e scommesse fra i re e i capi di alto rango sociale in cui si arrivava a giocare, oltre a proprietà personali, anche  l’onore dei contendenti.

Il capitano James Cook, navigatore ed esploratore britannico, fu il primo che raccontò di questo sport, restituendo, nei suoi diari di bordo, la prima fonte su tavole di legno rudimentali, i polinesiani erano capaci di cavalcare alte onde, poi osservò una pratica simile tra gli abitanti delle Isole Sandwich che si destreggiavano su tavole di koa lunghe 5,5 m e pesanti 70 kg, oltre che nelle Isole della Società, dove gli uomini acquisivano posizioni sociali all’interno della tribù anche a seconda di come cavalcavano le onde.

Tra i re hawaiani la pratica del surf era esclusivamente riservata all’addestramento, dato che serviva per mantenere la forma fisica richiesta dalla loro posizione sociale, come  proprietari di spiagge personali, i re surfavano soltanto con altri membri della stessa classe.

La costruzione delle tavole avveniva dopo una scelta dell’albero giusto e prima del taglio era offerto alla terra un pesce, in segno di riconoscimento, poi il tronco era accuratamente sagomato con l’aiuto di strumenti di pietra e ossa.

Per il lavoro di finitura della tavola si usavano il corallo ed una pietra ruvida chiamata oahi, che levigava perfettamente; si spalmava poi sulla tavola della cenere, e tre tipi di succo, quello di una pianta grassa, della parte interna di una radice ed infine quello dei germogli di banano, infine uno strato di olio tratto dalle noci di kukui dava una perfetta impermeabilità alla tavola.

Alla fine del XIX secolo iniziò una serie di nelle isole Hawaii da parte degli occidentali, dove scrittore come Mark Twain o Jack London parlavano della loro ammirazione nei confronti dei nativi surfisti e cercarono d’imitarli.

L’importanza del surf subì un certo declino dopo che i missionari cristiani ne scoraggiarono la pratica, ritenendolo una distrazione nociva e poi alle Hawaii, nel 1819, fu interrotto il Makahiki, la festa annuale che durava ben tre mesi, da metà ottobre a metà gennaio, durante la quale, all’arrivo delle grandi onde, gli hawaiani fermavano ogni attività per vivere un periodo di grande festa con musica, danze, canti e tornei di sport.

Una breve ripresa della pratica si ebbe con il regno del Re Kalakaua, che si batté per recuperare ciò che aveva caratterizzato l’antica cultura hawaiana, incoraggiando ogni sua forma d’espressione.

L’arrivo del surf oltre oceano risale al 1885, quando alcuni hawaiani che frequentavano una scuola militare a San Mateo, in California, si costruirono delle tavole di sequoia e surfarono alla foce del fiume San Lorenzo.

Negli anni Trenta il surf divenne un vero e proprio fenomeno di culto, tanto da apparire alle Olimpiadi di Melbourne nel 1956 come disciplina d’esibizione.

Con il passare degli anni il modo di costruire le tavole cambiò notevolmente, dopo che il californiano Hobie Alter costruì una tavola con la schiuma di poliuretano espanso, ricoperta con fibra di vetro e poliestere: leggera e maneggevole, che rimpiazzò le pesanti tavole di legno usate fino ad allora.

Il surf da onda nacque in Italia all’inizio degli anni ‘80, quando la moda del momento era legata prevalentemente al Windsurf, la prima associazione di surfisti italiana fu fondata a Viareggio ed è l’Italia Wave Surf Team,  che dal 1991 ha rappresentato la penisola a gare mondiali ed europee.