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Collocata nello spazio dell’area mostre temporanee del Mauto di Torino, la mostra Una storia al futuro, aperta fino all’8 ottobre,  racconta i 90 anni del museo, il suo ruolo e i legami con il contesto automobilistico torinese, attraverso quattro sezioni e una serie di materiali provenienti dalla collezione e dal Centro di Documentazione.

L’obiettivo è creare un percorso di approfondimento all’esposizione permanente, mettendo in luce le storie dei protagonisti e i momenti che hanno segnato l’evoluzione dell’automobile e del museo tra passato e futuro.

Le relazioni intessute da Carlo Biscaretti, fondatore del Museo, con diverse figure di rilievo nel mondo automobilistico, sono il punto di partenza della mostra e costituiscono il nucleo della prima sezione, con la Panhard & Levassor del 1894, vettura esposta alla Mostra retrospettiva sulle automobili d’epoca, organizzata da Carlo Biscaretti in occasione del Salone di Milano del 1933, primo atto della fondazione del Museo, la voiturette Leon Bollée 3 HP, uno dei primi modelli posseduti da Cesare Goria Gatti, tra i fondatori della Fiat e dell’Automobil Club di Torino, che ebbe per primo l’idea del Museo con Roberto Biscaretti di Ruffia, padre di Carlo, la Fiat 18/24 HP, donata al Museo da Carlo Biscaretti, la Fiat 16/20 HP, donata da Sofia Cacherano di Bricherasio, collezionista e sorella di Emanuele, il conte tra i primi a credere nella nascita della Fiat e la figura di Vincenzo Lancia, collaudatore e pilota della Fiat, del quale è esposta la Lancia Lambda Weymann.

A rappresentare l’automobile come progetto c’è la storia della creazione della Itala 11, un prototipo innovativo dell’azienda torinese guidata da Giulio Cesare Cappa,  che ebbe un ruolo di primo piano anche con altri due marchi torinesi, l’Aquila Italiana e la Fiat.

Lo stretto nesso tra l’automobile, il Museo e Torino dove, fin dal 1900, ha sede il prestigioso Salone dell’Automobile, trova la sua espressione nel racconto di Luigi Bertazzini che testimonia l’evoluzione dell’automobile dagli anni Cinquanta agli anni Settanta e la trasformazione urbana della città, con lo sviluppo industriale che ne modifica il volto.

La seconda sezione si focalizza sull’architettura, dal progetto di Amedeo Albertini, al rinnovamento architettonico ed espositivo compiuto negli anni Duemila, un punto di svolta che inaugura un nuovo corso del Museo.

La terza sezione parte dall’eredità lasciata da Carlo Biscaretti al Museo che consente, dagli anni Sessanta, di instaurare una rete di rapporti con musei internazionali, collezionisti e associazioni di settore, in un momento storico in cui l’automobile d’epoca ebbe un ruolo sempre più importante.

In questi anni compaiono anche i primi manuali sul restauro del veicolo, con protagoniste importanti vetture restaurate, come l’Alfa Romeo 8c 2300, che alla bellezza delle forme di un design ricercato unisce una storia motoristica, molto ambita dal mercato collezionistico.

La quarta sezione è dedicata al Centro di Restauro, nato dall’esigenza di superare la criticità tra conservazione e funzionalità dell’automobile, come con il progetto della Carrozza Bordino, protagonista nei prossimi anni di un caso studio di restauro di uno dei primi mezzi a motore realizzati in Italia, oggi protagonista di un’installazione multimediale che porterà i visitatori a rivivere lo spirito della Torino di metà Ottocento.