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Patrick Proctor, che era nato a Dublino il 12 marzo 1936,  fu uno dei protagonisti della scena creativa londinese degli anni Sessanta quando, dopo aver lasciato la Slade School of Fine Art nel 1962, divenne famoso grazie a una fortunata mostra alla Redfern Gallery di Londra nel 1963.

Da allora Proctor fu capace di tessere un’eterogenea cerchia sociale attorno a lui, con personalità che in seguito divennero soggetti nelle sue opere, come  il pittore David Hockney, il regista Derek Jarman, il curatore Bryan Robertson e lo stilista Ossie Clark, e fu  una figura di riferimento nel restituire con una propria temperatura i mondi edonistici dell’arte, della musica e della moda, inizialmente lavorando sia con l’olio che con l’inchiostro ma soprattutto nella tecnica dell’acquerello, che adottò durante una vacanza in Europa nell’estate del 1967.

Spesso frainteso dai critici che ne individuano un percorso indipendente, anche se molto connesso a quello di Hockney, il pittore vene inserito in categorie che non lo soddisfacevano, ad esempio sul Financial Times fu chiamato Parmigianino della Pop Art, una definizione che lui stesso rigettò.

Affascinato dalla luce, Proctor usò l’acquerello per conferire alle sue opere l’impressione di una retroilluminazione, dipingendo in negativo, con una rapidità d’esecuzione in acquerello che lo liberava dai tempi e dalle attese dell’olio su tela, consentendogli quell’approccio sensibile e personale alla pittura, ancora oggi così riconoscibile.

Gervase I (1968) fu il primo di una lunga serie di ritratti dedicati da Proctor al giovane Gervase Griffith, un modello  di origine sudafricana, che divenne il suo amante e modello per un paio d’anni. Mentre Gervase tentava di sfondare come rocker e produttore, l’artista gli dedicò a una serie di grandi ritratti ad acrilico e ne fece una personale a New York nel 1968, che però fu un solenne fiasco.

Proctor non ebbe mai la fama del suo amico Hockney e una lunga serie di relazioni e drammi lo portò a cadere nel vizio dell’alcol e nel 1999 un incendio nella sua casa ridusse in cenere molte sue opere, lasciandolo pieno di debiti e con la  salute in declino.

Dopo la sua morte, avvenuta a Londra il 29 agosto 2003 all’età di 67 anni,  l’arte di Proctor ha riguadagnato una certa attenzione ed è stata al  centro di  varie retrospettive come quella alla Huddersfield Art Gallery, Sheffield, nel 2012.

Oggi le sue opere sono visibili alla Tate Gallery, al MoMA, alla National Portrait Gallery, alla Royal Academy, al MET e in altre fondamentali istituzioni.