Basilica di San Nicola Bari

Una delle chiese simbolo della Puglia medievale…

La Basilica di San Nicola di Bari, costruita alla fine dell’XI secolo per ospitare le reliquie del santo trafugate a Myra, in Turchia, da un gruppo di 62 marinai baresi, rappresenta una pietra miliare dell’architettura religiosa medievale pugliese, come il primo edificio monumentale con matronei apparso nella regione, oltre che per le soluzioni costruttive adottate e la decorazione plastica comparsa all’esterno, modello di un romanico indicato proprio come nicolaiano, ampiamente diffuso nella Terra di Bari tra XII e XIII secolo.

Ma la Basilica assume sin dalle sue origini un ruolo fondamentale anche sul piano politico e sociale, nata sotto il dominio normanno, fu proclamata prima “nostra specialista cappella” da Federico II, poi dichiarata cappella palatina dagli Angioini.

Dopo il furto delle ossa di San Nicola, avvenuto nel 1087, queste vennero prese in carico dal monaco Elia, abate del monastero di San Benedetto, che ottenne in concessione dal duca Ruggero Borsa, figlio del Guiscardo, l’area occupata dal praetorium bizantino, per costruire il santuario, che si presentò da subito come un luogo di pellegrinaggio.

La costruzione si protrasse per più di un secolo, ma già nel 1089 papa Urbano II consacrò la cripta e nel 1105, alla morte di Elia, il successore Eustasio si dedicò al decoro e all’arredo, come attestato dall’iscrizione sui gradini dell’altare maggiore, poi l’edificio subì nella seconda metà del XII secolo una serie di trasformazioni, per giungere nel 1197 alla consacrazione, testimoniata da una lapide inserita attualmente tra le pietre della facciata.

Alla fine del XII secolo dunque l’edificio era completo ed era incluso in una cinta fortificata che ne cingeva i cortili ed i chiostri, poi furono create una serie di cappelle funerarie gentilizie, ottenute chiudendo le arcate delle fiancate laterali e aprendole verso l’interno della chiesa.

A seguito di un terremoto del 1456 tre grandi arconi trasversi di rinforzo vennero  eretti all’interno della basilica lungo la navata maggiore: per la realizzazione furono chiamate maestranze galatinesi, che vi lasciarono la loro firma, così come i committenti, tra cui i principi di Taranto, Del Balzo Orsini, e di Ludovico il Moro).

Nel 1593 alla morte di Bona Sforza, regina di Polonia e duchessa di Bari, venne eretto un monumento funebre in suo onore inserito nell’abside maggiore, opera di maestri carraresi.
L’aspetto attuale dell’edificio nasce dagli interventi di restauro realizzati tra il 1928 ed il 1956, allo scopo di restituire una sobrietà medievale, in particolare furono smantellate le cappelle gentilizie, il complesso decorativo costituito da affreschi e arredi lignei della zona del transetto e del presbiterio e l’altare e la tribuna argentea donata dallo czar serbo Uros II Milutin nel 1319 per abbellire la cripta e contenere le reliquie del santo.

All’interno della Basilica si conservano arredi e suppellettili liturgiche uniche, come la cattedra di Elia, collocata ancora oggi in situ dietro l’altare nella chiesa superiore, e l’icona donata da Uros III Decanski, re di Serbia, ritenuta la vera effigie del Santo e conservata nella cripta, dietro l’altare.
Alcuni pezzi del Tesoro di San Nicola, composti dai doni nel tempo giunti da parte di re, regine, illustri pellegrini e ricchi personaggio, un tempo custoditi in chiesa, sono custoditi nel Museo Nicolaiano, assieme a frammenti dell’arredo liturgico, carte e documenti relativi alla storia della Basilica.