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Durante l’autunno e l’inverno, spesso sui balconi e giardini si possono vedere le piccole foglie dell’edera, uno dei più noti e amati sempreverdi…

L’edera, nota anche come hedera helix, appartiene alla famiglia delle apiaceae che comprende numerose specie e arriva dalle isole Canarie.

Il suo nome deriva dalla parola  latina helix, cioè  prendere o aggrapparsi e in  natura ne esistono moltissime varietà che si differenziano per la forma delle foglie che possono essere stellate, palmate, romboidali con variegature ai margini e sulle nervature, e per il colore che varia tra verde di diverse tonalità, giallo, dorato, bianco, color crema e grigio.

Solitamente i fiori dell’edera sono molto piccoli, riuniti in piccoli gruppi che formano degli ombrellini gialli verdognoli, da cui si sviluppano delle bacche di colore nero-blu, altamente tossiche per l’uomo, ma di cui sono ghiotti gli uccelli.

La più comune varietà di edera, cioè l’hedera helix, è una pianta che può essere coltivata sia in ambienti chiusi che all’aperto poiché la sua altezza varia dai 50 cm ai 15 m, le sue foglie sono di colore verde scuro, mentre i piccoli fiori di color verdastro, leggermente profumati, sbocciano dai primi di settembre ai primi di ottobre poi dopo la fioritura, nell’autunno inoltrato, produce delle piccole bacche di colore nero o giallastro.

Dalle varietà di hedera helix e di hedera canariensis ( sono state create diversi piante ibride tra i quali: l’edera Brigitte con foglie scure e nervature chiare e  l’edera Eva con foglie piccole di colore verde scuro con i margini color crema.

Nell’antichità l’edera era la pianta usata per la corona dei partecipanti di tutte le feste dedicata a Bacco, divinità alla quale la pianta era consacrata.

Secondo una leggenda un giovane di nome Cisso, che si esibiva nelle feste in onore di Bacco con salti ed acrobazie spericolate, un giorno rimase gravemente ferito e il dio, che si era affezionato al giovane, per impedirne la morte lo trasformò nell’edera, capace di arrampicarsi su qualsiasi superficie e da lì nacque nell’arte la moda di raffigurare Bacco con una corona d’edera sul capo e con il calice avvolto dai rami di edera.

Dato che l’edera era sacra a Bacco tra i greci e poi tra i latini si diffuse la convinzione che circondare la fronte con una corona di edera possesse attenuare gli effetti dovuti alle intossicazioni da eccesso di vino e gli antichi scrittori documentavano che, per placare le sbornie, era sufficiente mettere a bollire alcune foglie di edera nel vino e bere il tutto.

Inoltre gli antichi credevano che la pianta potesse con le sue foglie separare l’acqua dal vino, ma oggi si sa che le fibre delle foglie di edera assorbono le molecole  pigmentate del vino e di altri liquidi.

Ancora oggi, nelle osterie dei piccoli centri urbani è tradizione appendere fuori dall’uscio un rametto di edera per segnalarne la produzione di vino.

Nella mitologia celtica, invece, l’edera è legata al culto del serpente e del drago, che rappresentano simboli dell’aldilà.

Nel linguaggio dei fiori e delle piante l’edera simboleggia la continuità e la fedeltà ed un regalo molto gradito a San Valentino per le sue foglie a forma di cuore che si aggrappano indissolubilmente a tutto ciò che hanno intorno e, quando se ne regala una piantina , significa essere affezionati alla persona che riceve il dono.