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La vita di un uomo che amò il calcio e l’archeologia…

Luigi Necco nacque a Napoli l’8 maggio 1934 e, mentre studiava Istituzioni dell’Europa orientale all’Istituto Universitario Orientale, iniziò a scrivere sul Corriere di Napoli, per poi passare alla sede della Rai partenopea, dove aveva il compito di leggere il giornale radio.

Il suo debutto  nel mondo televisivo avvenne nel 1979, quando divenne parte del gruppo di giornalisti che idearono il telegiornale regionale della Campania.

Per quindici anni, dal 1978 al 1993, Necco fu  famoso come telecronista sportivo con la trasmissione 90º minuto, condotta da Paolo Valentim, memorabili i suoi collegamenti dallo stadio San Paolo a fine partita, spesso attorniato da numerosi tifosi partenopei.

Durante le sue telecronache il giornalista coniò espressioni come “Milano chiama, Napoli risponde” che lo resero celebre.

Inoltre, durante i mondiali di calcio in Messico nel 1986, fece una battuta famosa quando Maradona segnò un gol con la mano all’Inghilterra  “La mano de Dios o la cabeza de Maradona” (La mano di Dio o la testa di Maradona) e  Maradona gli rispose “Las dos” (Tutt’e due).

Nel 1992 condusse la trasmissione culturale Parlato semplice di Gabriele La Porta e nel 1997 fu per qualche mese, dopo l’abbandono del precedente conduttore Antonio Lubrano, il conduttore del  programma Mi manda Raitre.

Fu nel 1981, a seguito di un episodio che vide coinvolto il presidente dell’Avellino Antonio Sibilia, Raffaele Cutolo, capo della Nuova Camorra Organizzata, e il calciatore brasiliano Juary, che  Necco venne  gambizzato in un ristorante di Avellino da tre uomini inviati da Vincenzo Casillo, detto ‘O Nirone, luogotenente di Cutolo fuori dal carcere.

Terminata la sua carriera in 90º Minuto, Necco si dedicò all’archeologia, sua passione giovanile, e dal 1993 al 1997 condusse una rubrica dal titolo L’occhio del faraone, per la quale realizzò 360 documentari e servizi sull’archeologia nell’area Mediterranea.

Per anni si dedicò alla ricerca del tesoro che Heinrich Schliemann aveva trovato a Troia nel 1873 e che ufficialmente i tedeschi davano per distrutto nei bombardamenti del Zoologischer Garten Berlin del 1945.

Luigi Necco morì il 13 marzo 2018, ad 84 anni, all’ospedale Cardarelli di Napoli, per  una grave insufficienza respiratoria.