Dopo 40 anni dalla grande mostra che Milano gli dedicò il pittore norvegese Edvard Munch torna nel capoluogo lombardo dal 14 settembre al 26 gennaio 2025.con una rassegna monografica che presenterà una selezione di 100 opere, organizzata in collaborazione con il Museo Munch di Oslo.
La mostra, in programma a Palazzo Reale, testimonierà la produzione artistica realizzata nell’arco di una vita, dal 1880 fino al 1944 e permetterà di comprendere l’eccezionale produzione, allucinata e complessa, del grande artista a 80 anni dalla sua scomparsa.
Partendo dagli esordi più naturalistici e più chiari, i capolavori in mostra vedranno la progressiva evoluzione della pittura di Munch verso una visionarietà sempre più malinconica, in cui simbologie occulte, ombre e letture complesse raccontano un universo intimo e personale ma che è al contempo specchio di un’Europa in crisi.
Edvard Munch, il pittore che senz’altro più di ogni altro anticipa l’espressionismo, nacque il 12 dicembre 1863 a Löten, in una fattoria norvegese ed era il secondo di cinque figli: Sophie, con la quale instaurerà un rapporto di grandissimo affetto, Andreas, Laura e Inger.
Nell’autunno del 1864 la famiglia Munch si trasferì a Oslo e, nel 1868 la madre morì per la tubercolosi, poco tempo dopo aver dato alla luce l’ultimogenita Inger e sua sorella, Karen Marie Bjølsatad, sostenne il talento artistico del piccolo Edvard, così come delle sue sorelle, che in questi anni realizzavano i primi disegni e acquerelli.
La sorella prediletta di Munch, Sophie, morì di tubercolosi a quindici anni: e questa esperienza, che toccò il giovane nel profondo, fu successivamente ripresa in diverse opere tra cui La bambina malata e Morte nella stanza della malata.
La perdita della moglie e della figlia maggiore colpirono anche il padre di Munch che da questo momento in poi diventa sempre vittima di una sindrome maniaco-depressiva.
Munch cominciò a studiare pittura a diciassette anni, per poi sottrarsi agli studi di ingegneria imposti dalla famiglia e frequentare corsi di scultura sotto la guida di Julius Middelthun.
Nel 1883 partecipò alla collettiva del Salone delle arti decorative di Christiania dove entrò in contatto con l’ambiente bohémien e conosce l’avanguardia norvegese dei pittori naturalisti e nel maggio 1885, grazie a una borsa di studio, si recò a Parigi, dove rimase affascinato dalla pittura di Manet.
Dopo questo periodo Munch realizzò opere sui temi dell’amore e della morte, che ebbero delle critiche molto negative, tanto che una sua mostra fu chiusa dopo pochi giorni dall’apertura.
Si creò, a partire dal 1892, il Caso Munch, con un comitato di sostegno degli artisti tedeschi, con a capo Max Liebermann, che si staccò, per protesta, dall’Associazione degli artisti berlinesi, fondando la Berliner Secession.
Da allora, Munch visse per la maggior parte del tempo in Germania, a Berlino, ad eccezione di qualche viaggio a Parigi e in Italia, inoltre iniziò la collaborazione con il drammaturgo Ibsen, che proseguì fino al 1906.
Ma ci furono anche i primi problemi con Tulla, la sua compagna, desiderosa di diventare sua moglie, mentre l’artista considerava il matrimonio come pericoloso per la sua libertà.
Nel 1904 divenne membro della Berliner Secession, alla quale aderiranno poi anche Beckmann, Nolde e Kandinsky, poi fu nominato membro dell’Associazione degli artisti Mánes a Praga e iniziò a lavorare a un progetto di decorazione murale per l’Aula Magna dell’Università di Oslo.
In quegli stessi anni acquista la tenuta di Ekely a Sköyen, dove risiederà per il resto della sua vita.. Anche se l’avvento del nazismo in Germania vide il declino del successo dei lavori di Munch, che nel 1937 fu bollata come arte degenerata, questi continuò a dipingere e a creare opere grafiche.
Edvard Munch morì per una polmonite nella sua casa di Ekely il 23 gennaio 1944 lasciando, nel suo testamento, tutte le sue opere alla città di Oslo.