Senza glutine, biologico ed essiccato naturalmente ha un mercato tutto da costruire.

Rivitalizzare un territorio e la sua biodiversità, andare oltre le mode alimentari e produrre con testardaggine cibi che fanno bene all’ambiente e all’uomo.

Sono questi alcuni dei principi che hanno spinto tre produttori a riprendere la coltivazione del grano saraceno della Valnerina, ultimo arrivato tra i Presìdi Slow Food.

Tutto è cominciato 6 anni fa quando, grazie a un progetto dell’Università di Firenze e della Regione Umbria, a Daniele Giovannoli, dell’Azienda Agricola Tamorri Vera di Cascia, è stato chiesto di sperimentare quei semi, una volta così diffusi nell’Appennino centrale e che hanno subito un inesorabile abbandono nei primi decenni del Novecento, a causa delle difficoltà nei processi produttivi, delle rese spesso non soddisfacenti e dell’importazione massiccia dall’estero.

«Di tutti i produttori coinvolti dal progetto solo io ho continuato a provare, anno dopo anno, finchè non ho trovato le tempistiche giuste per la sua coltivazione a queste altitudini. Siamo infatti sopra i 600 mt e il grano saraceno patisce il freddo ma ha bisogno di piogge.

Quest’anno, a essere sinceri, quassù abbiamo avuto più difficoltà per la siccità che il Coronavirus, perchè i terreni sono davvero aridi» racconta Daniele, 39 anni, un’azienda biologica come quelle di una volta con 50 pecore e 22 mucche, le api e le galline e poi i campi di farro, lenticchie, ceci, cicerchia, orzo e grano.

Il mercato

Utilizzato in parte per l’alimentazione degli animali e in parte venduto in chicchi per zuppe, risotti e insalate, o trasformato in farine per biscotti, pane, pizze e pasta, il grano saraceno è senza glutine e quindi adatto all’alimentazione dei celiaci.

«Quello che si trova in commercio, consumato soprattutto nelle regioni del Nord, ha addirittura un prezzo inferiore al nostro costo di produzione. Noi, ad esempio, facciamo un’essiccazione naturale, senza macchinari, e ci vogliono tempo ed energie.

È difficile inserirsi in un mercato proponendo un prodotto dal prezzo più alto se le sue caratteristiche non sono state ancora valorizzate. Con il Presidio Slow Food vogliamo far conoscere il prodotto e la sua qualità e quindi ampliare le opportunità di vendita che adesso sono limitate ad alcuni gruppi d’acquisto e a privati».

La storia di questo Presidio nasce dopo il terremoto del 2016 quando Slow Food si è attivata per sostenere il territorio e valorizzarne le varietà, tra le quali il grano saraceno della Valnerina.

Il Presidio è sostenuto da Davines – l’azienda di cosmetica sostenibile di Parma che realizza prodotti professionali per capelli privilegiando ingredienti di origine naturale – che ne impiega anche gli scarti e la parte non edibile per le sue creazioni.

L’impegno di Davines a favore dei Presìdi Slow Food non si ferma al grano saraceno umbro, ma riguarda in tutto 12 prodotti italiani a rischio di estinzione impiegati nei cosmetici della linea Essential Haircare (scopri qui la storia dei Presìdi Slow Food sostenuti da Davines attraverso il racconto di chi li produce).