Nel cuore di Genova, oltre la via alla Porta degli Archi e verso via XX Settembre, alzando lo sguardo si vede una chiesa romanica dalla storia tutta particolare….

Costruita come abbazia benedettina nell’XI secolo dove erano posizionate una torre bizantina fortificata e una cappella longobarda dedicata a San Michele, la chiesa di Santo Stefano era un’aula unica rettangolare suddivisa in due parti da lesene non più rintracciabili e con una copertura a capriate in legno a vista, ricostruita nel Novecento.

I fronti interni laterali, in pietra e ritmati da semplici monofore, terminano nella zona presbiteriale di matrice lombarda.

Delimitato da un arcone su lesene, in posizione sopraelevata e con accesso mediante una scalinata, il presbiterio è coperto da una cupola ottagona in mattoni, con un breve tamburo raccordato al vano sottostante da quattro pennacchi emisferici.

L’abside semicircolare, introdotta da un secondo arcone, ha una serie di arcate cieche disposte tra un alto basamento con monofore che illuminano la cripta e un coronamento di arcate più piccole, modulate dalle leggere riquadrature che partono dagli archi e terminano nelle lesene sottostanti e nella cornice di base.

La cripta, sotto il presbiterio, è coperta da volte a crociera in cemento su colonne con capitelli tardo medievali, frutto della trasformazione dell’antica cripta longobarda, più piccola di quella attuale, mentre il campanile presenta un alto basamento in conci di pietra e una cella campanaria in mattoni con un doppio ordine di polifore e archetti pensili.

La facciata, tra due lesene e con un paramento a strisce orizzontali bianche e nere, si divide in due parti, una con un portale e un rosone non completato, mentre quella soprastante contiene una bifora e termina in una cornice a dentelli e archetti pensili a sesto acuto.

Sul lato nord, la facciata trecentesca a conci bianchi e neri della Cappella della Guardia ha una trifora, nata dal restauro filologico di Giovanni Campora nell’Ottocento, partito dal completamento delle rifiniture della facciata, con i catini decorativi in ceramica posti tra gli archetti di coronamento, e terminato con un intervento di ricostruzione dell’intero complesso architettonico.

All’inizio del Novecento la distruzione delle case cinquecentesche addossate alla chiesa e del monastero permise di ricostruire filologicamente l’abside, il tetto, il campanile e la copertura della cupola, oltre all’edificazione di una nuova chiesa.

Dopo i restauri ci fu un progressivo degrado del complesso, aggravato dal bombardamento del 1943, dove crollarono il muro sud, metà della facciata, la copertura e la canonica mentre l’abside e il campanile ebbero delle lesioni.

Santo Stefano fu poi ricostruita integralmente nel seconda dopoguerra sotto la direzione di Carlo Ceschi mentre sull’area della nuova chiesa, distrutta dalle bombe, sorse una serie di condomini.