È circolata la notizia – tramite un post di Facebook condiviso migliaia di volte e scritto da un’anonima infermiera australiana – secondo la quale misurare la temperatura di una persona con un termoscanner, o termometro a infrarossi, potrebbe danneggiare la ghiandola pineale, che si trova nel cervello.

Per chi ha fretta lo diciamo subito: non c’è nulla di vero.

Esperti di neuroscienze hanno spiegato infatti che i termometri a infrarossi non emettono radiazioni, ma catturano le lunghezze d’onda dal corpo per misurare la temperatura [1].

Quindi il corpo umano emette infrarossi?

“Ogni corpo emette radiazioni elettromagnetiche, la quantità di radiazioni emesse è direttamente proporzionale alla temperatura del corpo elevata alla quarta, secondo la legge di Stefan-Boltzmann. Di conseguenza, più un corpo è caldo, più radiazioni emette” [2].

Anche se può sembrare esagerato, possiamo prendere ad esempio quello che avviene a un pezzo di ferro quando viene riscaldato dal fabbro in una fornace: sappiamo che cambia colore, diventando prima rosso e poi bianco.

“Un corpo a 2000°C (il pezzo di ferro, ndr) emette radiazioni anche nel campo del visibile; un oggetto a temperatura poco superiore a 0°C, come è il caso del corpo umano, emette solo radiazioni che non sono visibili da un occhio umano.

Le radiazioni comprese in questo intervallo si chiamano infrarosse, perché nello spettro elettromagnetico si trovano vicino a quelle visibili di colore rosso” [2].

Quindi, “tutti i corpi nell’intervallo di temperature che ci interessano, cioè tra 0 °C e 500 °C, emettono radiazioni infrarosse; più il corpo è caldo, più radiazioni infrarosse emette.

Tutto ciò che ci serve quindi è uno strumento che misuri la quantità di radiazioni infrarosse emesse dal corpo del passeggero: chi ha la febbre infatti emette più radiazioni” [2].

Come funzionano i termoscanner?

Per ragioni igieniche e di rapidità si è diffuso, durante la pandemia del virus SARS-CoV-2, l’uso dei termoscanner, cioè di quei dispositivi – normalmente usati con i neonati – che si impugnano come una pistola e che misurano la radiazione infrarossa emessa dal corpo umano.

Puntandoli verso la fronte di una persona, se usati correttamente, misurano la temperatura in pochi istanti.

Perché spesso i termoscanner rilevano una temperatura inferiore ai 35°C?

Spesso, tramite le misurazioni con i termoscanner a molte persone viene rilevata una temperatura di 34-35°C, oppure a più persone in fila viene rilevata la stessa temperatura. Dipende dal funzionamento di questi dispositivi, ma anche da come vengono utilizzati.

Le misurazioni possono essere imprecise a causa di vari fattori.

Nel caso dei termometri “a pistola” la misurazione può variare in base alla zona inquadrata, alla distanza dalla quale si punta e dallo strumento stesso (dal margine di errore dichiarato dall’azienda produttrice) – oltre che dalle condizioni variabili dell’ambiente in cui si effettua la misurazione.

Ecco perché le temperature uguali o superiori ai 37,5°C dovrebbero essere confermate con un termometro classico.

Può spiegarmi meglio come funzionano questi termometri a infrarossi?

Esistono in circolazione diverse tipologie di termometri a infrarossi: da quelli più economici (modelli “a pistola”) usati all’ingresso di molti esercizi commerciali, negozi, ristoranti, fino a quelli più costosi usati negli aeroporti, nelle stazioni o nei varchi di accesso di numerosi luoghi pubblici. Il funzionamento è simile.

Come detto in apertura, questi termometri agiscono rilevando la radiazione termica che ogni individuo emana sotto forma di radiazioni infrarosse.

Queste onde, una volta convogliate su lenti ottiche, vengono convertite in un segnale elettrico e attraverso un processore vengono tradotte in numeri, che l’operatore può leggere facilmente sullo schermo.

All’interno di tutti i termoscanner è presente una videocamera sensibile alla radiazione infrarossa (termocamera o telecamera termografica) che permette di realizzare “mappe di temperatura” di ciò che si sta inquadrando.

Di nuovo, ne chiarisce il funzionamento la fonte prima citata: “Il suo sensore, anziché captare la luce visibile, capta le radiazioni infrarosse.

Il sensore genera un’immagine monocromatica: i pixel hanno tutti lo stesso colore, ma con luminosità diversa a seconda della temperatura dei corpi emittenti.

Poiché un’immagine del genere è poco leggibile dall’occhio umano, un programma informatico genera degli ‘pseudocolori’ nell’immagine che viene visualizzata: in genere, in rosso sono indicate le parti più calde, in blu quelle più fredde” [2].

Quindi non sono pericolosi per la salute…

No, non sono pericolosi per la salute, non cancellano la memoria, non danneggiano né uccidono neuroni: poiché questi dispositivi “misurano gli infrarossi anziché emetterli, la persona la cui temperatura viene misurata non è soggetta a radiazioni infrarosse extra” rassicura Rachael Krishna su Full Fact – un ente britannico che si occupa di controllare l’attendibilità delle notizie che circolano su Internet [3].

“La luce rossa vista su questi dispositivi” prosegue “è proprio questo, un fascio di luce per aiutare l’operatore a prendere correttamente la mira” [3].

Per quanto riguarda la ghiandola pineale, che si trova in profondità nel cervello, i termometri a infrarossi non comportano alcun rischio.

“I termometri a infrarossi non emettono radiazioni nel cervello, percepiscono il calore emesso dal corpo” afferma Haris Sair, direttore di neuroradiologia presso la Johns Hopkins University, intervistato da The Associated Press, una storica e autorevole agenzia di stampa internazionale, e aggiunge che i termometri a infrarossi “non rappresentano alcun rischio per la ghiandola pineale” [4].

“È un malinteso comune” afferma Tim Robinson, della ThermoWorks – azienda specializzata nella produzione di rilevatori professionali di temperatura – “che i termometri a infrarossi trasmettano onde nel corpo.

C’è quella sensazione che in qualche modo si stia inviando qualcosa che poi deve tornare indietro, ma niente di tutto questo è vero”, ha detto. “È solo un ricevitore. Sta catturando onde luminose” [4].

FONTE: FNOMCEO

Bibliografia