6 aprile 2009, ore 3:32: una scossa di magnitudo 6.3 Richter fa tremare l’Aquila e il suo territorio, provocando 309 vittime, oltre 1.500 feriti e 65.000 sfollati.
Un dramma che ha segnato per sempre la città e la sua gente.
Le scosse e la devastazione: la sequenza sismica iniziata nel dicembre 2008 culmina nella tragica notte del 6 aprile.
Il terremoto colpisce il capoluogo abruzzese e i comuni limitrofi, crollando interi edifici, danneggiando gravemente il patrimonio storico e artistico e seminando il terrore tra gli abitanti.
I soccorsi e la ricostruzione: la macchina dei soccorsi si mette in moto immediatamente, ma la devastazione è immensa.
L’Aquila diventa un paesaggio fantasma, con interi quartieri inagibili e una ferita profonda nel cuore della città.
La ricostruzione è un processo lungo e complesso, che ancora oggi non è completamente terminato.
Le polemiche e le ferite aperte: le indagini sul terremoto aprono un capitolo di polemiche e accuse, con ritardi nella ricostruzione e un clima di sfiducia verso le istituzioni.
Le ferite, sia fisiche che psicologiche, sono profonde e la città fatica a rialzarsi.
La memoria e la speranza: a dieci anni dal terremoto, l’Aquila non dimentica. Le commemorazioni e le iniziative per le vittime si susseguono, mentre la città cerca di guardare al futuro con speranza.
La ricostruzione è un simbolo di rinascita, un impegno a non dimenticare e a costruire un futuro migliore.