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Un uomo che si dedicò per tutta la vita ad aiutare che ne aveva più bisogno…

Nato il 14 gennaio 1875 a Kaysersberg, nell’Alta Alsazia, Albert Schweitzer frequentò l’università di Strasburgo, per poi laurearsi in filosofia nel 1899 e assumere nel 1902 la libera docenza in Teologia, nel 1911 si laureò anche in medicina e a Parigi si specializzò in malattie tropicali. Ordinato curato della chiesa di San Nicola a Strasburgo nel 1900, l’anno seguente divenne direttore dell’Istituto teologico e scrisse un saggio musicologico su J.S. Bach, il musicista poeta.

Lo studio della musica impegnò non poco Schweitzer, spinto dalla sua anima sensibile e Bach, il compositore della Passione secondo San Matteo, fu uno dei maestri della sua vita.

Ancora ragazzo, Albert passò all’interpretazione dei lavori di Bach, grazie anche alla sua formazione artistica, favorita dall’incontro con il compositore Charles-Marie Widor, organista alla chiesa di San Sulpizio di Parigi.

Il lavoro di teologo trovò invece la sua espressione nell’opera Da Reimarus a Wrede (1906), in cui interpretò la vita di Gesù alla luce del pensiero escatologico di Cristo.

Dopo la laurea in medicina e chirurgia si trasferì a Lambaréné, nell’Africa equatoriale francese, in veste di medico missionario, costruendovi un ospedale con le sue sole forze.

Nella Prima Guerra Mondiale, data la sua nazionalità tedesca, fu prigioniero in Francia tra il 1917 e il 1918 e scrisse una storia della civiltà in chiave filosofica, pubblicata nei volumi Filosofia della civiltà (1923), dove afferma che la decadenza della civiltà moderna è dovuta alla mancanza di un’etica dell’amore, e suggerisce la diffusione di una filosofia fondata sul rispetto per la vita, che andrebbe esteso a qualunque forma vivente.

Rimasto in Europa fino al 1924, tornò successivamente in Africa dove, superando ogni ostacolo, ricostruì il suo ospedale, attrezzandolo in modo tale da poter assistere migliaia d’indigeni.

Schweitzer era un uomo capace di disciplina assoluta e di una severità necessaria per scoraggiare chi chiedeva di lavorare al suo fianco senza possedere le doti morali e psicologiche adatte.

Nel 1952, per il suo operato, gli fu assegnato il premio Nobel per la pace e, con il denaro del premio, portò a termine il villaggio dei lebbrosi, inaugurato nel 1954 con il nome di Village della lumiere.

Tra le sue opere si ricordano Il regno di Dio e la cristianità delle origini” (1967) e l’autobiografia La mia vita e il mio pensiero.

Albert Schweitzer morì il 4 settembre 1965 nel suo villaggio africano, circondato dall’affetto di molti di coloro a cui aveva voluto bene.