ariete

Il 21 marzo è il primo giorno della Primavera, e con essa comincia, fino al 20 aprile, il periodo dell’anno che corrisponde al segno dell’Ariete, dove sorgeva il Sole più di 2000 anni fa, dal 2100 a.C. al 100 a.C., quando furono codificati i segni zodiacali e i loro periodi di riferimento.

Oggi, anche se il 21 marzo il Sole sorge nella costellazione dei Pesci, per l’astrologia occidentale continua a esserci il segno dell’Ariete, e, di fatto, sulla Terra inizia la primavera.

L’energia di questo periodo è quella legata alla rinascita della vita, all’impulso vitale a germogliare, a iniziare a fare cose, a mettersi in movimento, mentre le giornate si allungano, il Sole si fa più caldo, e porta con sé il momento e l’energia del risveglio, la nascita, l’inizio e il principio.

Da un punto di vista astrologico, l’Ariete è governato da Marte e Plutone, e il Sole si trova in esaltazione dei tre pianeti maschili, dove si nota bene il simbolismo della virilità, della forza, dell’impresa eroica, della lotta per la conquista.

In particolare Marte, dio della guerra e delle arti della lotta,  come l’Ariete, non si tira mai indietro di fronte a una sfida o a una proposta, si lancia, si butta, corre il rischio.

Negli antichi libri dei Veda, l’Ariete è collegato ad Agni, il dio del Fuoco: purificatore, fuoco per il sacrificio agli dei.

Il tema del sacrificio è presente nel segno, infatti, l’Ariete era immolato agli dei per propiziarsi la loro benevolenza e la fecondità della natura e oggi nella simbologia della Primavera, della Rinascita e della Pasqua, ritroviamo l’agnello.

Il mito occidentale più antico che si collega all’Ariete è quello di Giasone e degli Argonauti alla ricerca del Vello d’Oro, che apparteneva a Crisomallo, un ariete dorato, capace di volare e di comprendere il linguaggio umano, generato da Poseidone, e donato poi da Ermes a Nefele, dea delle nubi, che lo inviò sulla terra per salvare il figlio Frisso, che il padre Atamante stava per sacrificare sotto l’inganno della nuova consorte Ino.

Giunto in salvo nella Colchide, Frisso sacrificò l’animale a Zeus, e regalò il pregiato vello al re Eeta, che lo custodiva gelosamente grazie alla guardia di un serpente/drago.

Giasone rubò il Vello grazie all’aiuto di Medea, figlia di Eeta che tradì il proprio padre, poi gli Argonauti affrontarono un viaggio movimentato e pericoloso, simbolo del nòstos, il Ritorno per i greci.

Il Mito di Giasone e del Vello d’oro contiene i simboli dell’Ariete, come il sacrificio, la sfida, l’impresa impossibile, lo slancio vitale e intraprendente, la virilità, il coraggio e l’onore.