museo della fine della

Dongo, piccolo paese che dalla sponda occidentale si affaccia sul lago di Como, vicino al confine italo – svizzero, noto sopratutto perchè il 27 aprile 1945 un distaccamento della 52ª Brigata Garibaldi vi sorprese Benito Mussolini, in fuga, travestito da soldato tedesco, mentre tentava di oltrepassare la frontiera.

L’esecuzione del duce e della sua amante Claretta Petacci fu eseguita la mattina del 28 aprile, davanti al muro di cinta della Villa Belmonte e con un comunicato ufficiale, il ClnAi si assunse la responsabilità politica e morale della condanna a morte e dell’esecuzione di Mussolini.

Oggi però a Dongo c’è anche un museo molto particolare, voluto dall’inizio degli anni Novanta da un gruppo di ex partigiani e in particolar modo dall’Anpi, inaugurato nell’aprile 1995 dal presidente del Senato Carlo Scognamiglio nel palazzo municipale, poi dal 2014 al pian terreno dello storico Palazzo Manzi.

Il museo espone cimeli, fotografie, documenti storici e pannelli didattici relativi alla lotta partigiana sul Lago di Como, con particolare attenzione agli eventi accaduti nella zona di intorno a Dongo, tra documenti, fotografie, ritagli di giornale e testimonianze che vanno dalla fine della Grande guerra alla caduta del regime fascista e alla lotta partigiana nel Comasco e nell’Alto Lario.

La prima sala è dedicata ai giorni della Liberazione nell’aprile del ’45, con i comunicati radiofonici di Radio Londra in cui si riconoscono le voci di Sandro Pertini e del colonnello Stevens, mentre la seconda racconta tramite un filmato l‘episodio della cattura e l’esecuzione dei gerarchi e di Mussolini.

Nella terza sala, dedicata al ricordo dei partigiani, sono esposte le fotografie dei protagonisti della Resistenza, mentre una voce cita vari frammenti da testi e lettere dei partigiani.

La quarta, divisa in due da una tenda tricolore, è composta da immagini e parole che mettono a confronto due luoghi, la fabbrica resistente simboleggiata dalla Falck, e il presidio delle Brigate Nere.

La quinta sala è dedicata alle storie e alle memorie della Resistenza, con sedie intorno al camino che ricordano quando i nonni, la sera, raccontavano ai nipoti le loro storie e la sesta sala approfondisce diverse tematiche dalle vicende partigiane e fasciste nell’area comasca, agli eventi bellici tra il ’43 e il ’45 in Europa.

Nell’ultima sala sono narrati i giorni precedenti all’arresto di Mussolini, quando sui monti sopra Dongo, i militi fascisti uccisero dei partigiani, tra cui Giulio Paracchini, cui è intitolata oggi la piazza in cui si trova il Museo, e crearono un clima teso in paese, proprio tre giorni prima della cattura del Duce.

Oltre ad ospitare il Museo, il cortile interno di Palazzo Manzi è punto di partenza di diversi itinerari storici realizzati dalla Provincia di Como nell’ambito del progetto Fine della Guerra attraverso un percorso di segnaletica turistica con lo scopo di valorizzare i luoghi del territorio lariano che furono teatro di avvenimenti storici fondamentali per la conclusione del secondo conflitto mondiale.

Ci sono quattro percorsi tematici, Le vie della salvezza verso la Svizzera, I percorsi partigiani tra i due laghi, I percorsi partigiani in alto lago e Le ultime ore di Mussolini, che narrano i fatti che si svolsero tra l’8 settembre 1943, all’annuncio dell’armistizio, e il 28 aprile 1945, giorno della fucilazione del duce e dei gerarchi.

A Dongo sono stati posizionati sette cartelli per raccontare questa storia in la Piazza Paracchini e Palazzo Manzi, la ringhiera sul lungolago, l’ingresso delle ex acciaierie Falck, il santuario Francescano, lo scalo della Navigazione e la chiesetta di san Gottardo.