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“Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”

Non è stato solo un grande calciatore, ma anche un grande presidente della Juventus, quello che più d’ogni altro ha incarnato lo spirito bianconero. Quello che ha portato a Torino tanti campioni e e fuoriclasse come Michel Platini, Alessandro Del Piero, Gaetano Scirea, con i quali aveva un grandissimo rapporto di stima e di amicizia.

Sua anche l’intuizione di dare la panchina bianconera a un giovanissimo Giovanni Trapattoni, fino a quel momento simbolo del Milan e con cui costruì la scalata a tanti successi. Un monumento del calcio italiano, di quello passionale, popolano e popolare che si è perso molto negli ultimi anni.

Nato a Barengo, in provincia di Novara, il 4 luglio 1928, nella campagna a pochi passi dal Ticino. Paese che per sorte lo legherà a uno dei suoi più grandi colpi di mercato quel Miche Platini, le roi, le cui radici familiari sono ad Agrate Conturbia a pochi chilometri da Barengo.

Capelli biondi a boccoli, occhi azzurri   vispi, profondi, intelligenti, alla Paul Newman, tecnica calcistica tra le migliori ne fecero un simbolo del calcio italiano del dopoguerra.

Giampiero Boniperti s’innamorò del pallone del sempre maggiore impatto che aveva il calcio, trascinato dal doppio successo mondiale dell’Italia del 34 e del 38. La sua passione trova sfogo nelle interminabili pallone, negli sterminati campi delle campagna di Barengo, insieme a suo fratello Gino, che poi divenne medico.

Una carriera calcistica che andò inizialmente in secondo piano, con Giampiero che completò prima gli studi, come voluto dalla famiglia, diplomandosi come geometra, poi capì che la palla era la sua ragione di vita, allora decise di continuare a giocare.

Da adolescente fino al 1946 militò nel Barengo, per trasferirsi poi vicino al più quotato Momo, dove rimase fino a settembre quando compì il grande salto in Serie A approdando alla Juventus,  grazie ad un amico medico, Egidio Perone, che lo portò alla Juventus.

L’esordio con la maglia bianconera arrivò a diciannove anni il 2 marzo 1947, in uno storico match tra Juventus e Milan.

La prima stagione la fece quasi interamente in panchina, da apprendistato, ma nella la successiva divenne capocannoniere della Serie A. Formando negli anni seguenti un trio magico con il gallese John Charles e l’argentino Omar Sivori.

Con i bianconeri giocò in tutto 15 stagioni, vincendo 5 Scudetti e due Coppa Italia, disputando’ 469 partite totali segnando 178 gol dal 1946 al 1961,

Con la maglia azzurra della nazionale, invece, non trovò molto successo pagando lo scotto dell’impoverimento tecnico che colpì il calcio italiano all’indomani della sciagura di Superga.

Collezionò infatti solo 38 presenze e 8 reti, partecipò a due mondiali sfortunati quelli del 1950 in Brasile e quelli del 1954 in Svizzera.

Il 10 giugno 1961 disputò la sua ultima gara di campionato contro l’Inter dove i nerazzurri, per rispetto e per volontà del presidente Angelo Moratti, decisero di scendere in campo con la squadra Primavera.

Grazie ad una intuizione di Gianni Agnelli, Giampiero Boniperti divenne Presidente della Juventus il 13 luglio 1971, con il compito di far tornare a vincere la Vecchia Signora. Facendolo tenendo i conti in ordine. quando c’era da trattare il rinnovo dei contratti, quando ancora non c’erano i procuratori, Boniperti sapeva usare sempre argomenti convincenti per non aprire troppo il cordone della borsa. Memorabili rimangono le sue uscite con Cabrini, Gentile, Boniek, Tardelli e Pabilito Rossi neocampione  Mundial dell’82.

Un obiettivo che raggiunse in pieno, conquistando 9 scudetti, una Coppa dei Campioni nel 1985, una Coppa Uefa, una Coppa delle Coppe, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa.

Da leggenda i suoi addii alla fine dei primi tempi delle partite, perché “in tribuna si soffre troppo”, diceva ai cronisti che lo inseguivano, mentre lasciava le tribune del vecchio stadio Comunale per rifugiarsi a casa e seguire la ripresa con l’orecchio attaccato alla radiolina per ascoltare “Tutto il calcio minuto per minuto”.

Oppure quando la Juventus vinse la sua Coppa Uefa a Bilbao nel catino infuocato del vecchio stadio San Mamès, Boniperti ad inizio ripresa si dileguò dalla tribuna d’onore e sotto una pioggia torrenziale si rifugiò in un bar, ordinò un cognac e si mise ad ascoltare la cronaca alla radio,  Ricordi di un calcio in bianco e nero, di un’epoca che non c’è più, fatta di passioni, imprevedibilità e un pizzico di superstizione.

Rimase al timone dei bianconeri fino al 1990, quando la Triade di Moggi, Girando e Bettega) non lo sostituì.

Tuttavia, nonostante fosse il capo delegazione della nazionale ai Mondiali del 1990, la famiglia Agnelli lo richiamò a Torino per farlo diventare amministratore delegato con pieni poteri, ruolo che mantiene fino al 1994, portando a Torino Alessandro Del Piero.

Nel 1994, anno in cui ha lasciato la dirigenza del club, Boniperti fu eletto parlamentare europeo nelle liste di Forza Italia.

Infatti, dalla stagione 2006-07 assunse la presidenza onoraria della Juventus che mantenne fino al giorno della sua morte.

Dopo anni di successi e soddisfazioni, Giampiero Boniperti si è spento nella sua casa di Torino nella notte tra il 17 e il 18 giugno 2021, avrebbe compiuto 93 anni il prossimo 4 luglio.