Una piantina piccola, ma con una storia davvero ricca da raccontare…
L’Erba di San Pietro, nota anche come Tanacetum balsamita, è una pianta della famiglia delle Asteraceae, che è coltivata come erba aromatica negli orti.
Il suo aspetto è quello di una pianta rizomatosa con fusti eretti e ramificati, alti fino a 120 cm, con foglie semplici, alterne e coriacee, ovato – oblunghe, dentate ai margini e di colore verde pallido, dove le superiori sono sessili, le inferiori picciolate.
Le foglie, se strofinate, emanano un odore cha ricorda quello della menta, grazie all’olio essenziale che contengono, mentre i fiori, di color giallo oro, sono riuniti in capolini, che presentano fiori tubulosi interni, con un’ampia tonalità di giallo, per lo più pallido.
I capolini possono presentare anche fiori ligulati esterni di color bianco, se la pianta cresce in pieno sole, che sono molto simili alle margherite.
L’Erba di San Pietro è originaria dell’Asia occidentale e del Caucaso, vive nelle regioni temperate e si è perfettamente ambientata in Europa, in Africa del nord e in Nordamerica.
La sua fioritura avviene nella stagione estiva, verso il 29 giugno, giorno dedicato a San Pietro, da cui deriva il suo nome.
Quest’erba è conosciuta, nelle varie regioni d’Italia, con i nomi di menta romana, erba amara, erba buona, erba della madonna, erba di santa Maria, fritola, costo, o menta greca.
Per secoli è stata coltivata per il suo piacevole profumo, nonché per le proprietà officinali, infatti era nota a Egizi, Greci e Romani, che la portarono in Inghilterra.
I coloni la portarono in America, dove, negli stati orientali e medio-orientali, cresce spontanea sul ciglio delle strade.
Anticamente i suoi fiori erano utilizzati anche come segnalibro nelle bibbie, da cui deriva il nome comune di Erba della Bibbia.
Già nel Medioevo l’erba di San Pietro veniva usata per curare alcune patologie quali: bronchiti, coliche, disturbi gastrointestinali e in cucina le sue foglie sono usate per salse, ripieni, frittate, selvaggina, cui dona un sapore simile a quello della menta, più tendente all’amaro.
È anche un ingrediente del ripieno del Tortello amaro di Castel Goffredo, prodotto agroalimentare tradizionale della Lombardia.
Le foglie vengono in genere raccolte prima della fioritura e poi utilizzate fresche, o possono essere congelate e usate in un secondo tempo, spesso per preparare tisane e unguenti.
Inoltre, messa all’interno dei cassetti, l’erba li profuma e tiene lontani gli insetti.