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Nota come la più bella delle chiese di Alessandria, la Chiesa di Santa Maria del Carmine ha una storia che comincia all’inizio del XV secolo quando, su una costruzione preesistente del Trecento, grazie al contributo delle ricche famiglie alessandrine fu costruito un convento dei Carmelitani, che erano presenti sul territorio già alla fine del XII secolo.

La costruzione fu ampliata a partire dal 1466, con l’aggiunta della cappella maggiore, ma i lavori continuarono fino al XVI secolo, con la realizzazione delle navate, delle altre cappelle e della sacrestia.

Nel XVIII secolo la chiesa fu vittima di un periodo di forte degrado, e dal 1745, al tempo della guerra di successione austriaca, divenne un ospedale militare e subì gravi manomissioni.

Sul principio del 1800 fu una sede della Guardia Nazionale dal Governo Napoleonico, fino a quando nel 1865 iniziò una fase di restauri che durò fino al 1954, per restituirle la sua originaria bellezza gotica, com una facciata tripartita e conclusa da svettanti pinnacoli e adornata da un portale strombato.

All’interno la chiesa è suddivisa in tre navate da pilastri cruciformi, che sostengono gli archi e le volte a crociera costolonate, mentre le navate laterali conducono alle cappelle e quella centrale termina in un’abside poligonale.

Sono diversi i dipinti della chiesa, opera di artisti di scuola piemontese come Giovanni Martino Spanzotti e Gaudenzio Ferrari, risalenti al periodo 1550-1560.

La pittura in area piemontese nel Cinquecento si aprì con la figura del casalese Martino Spanzotti, giunto a Chivasso già nell’estate del 1502, dopo aver lavorato per la chiesa di San Francesco a Casale, unendo motivi della pittura lombarda con quelli mutuati dall’Italia centrale, oltre alle speculazioni sulla luce e le geometrie di Piero della Francesca.

Tra il 1507 e il 1511 nella bottega chivassese dello Spanzotti arrivò quella che sarà la personalità più importante, per almeno circa trent’anni, nell’area occidentale del Piemonte, Defendente Ferrari.

Nel corso della prima metà del XVI secolo in Piemonte fu però Vercelli il centro di maggiore produzione pittorica, oltre ad essere il più interessante per le qualità stilistiche raggiunte, grazie a uno dei protagonisti incontrastati della pittura piemontese del Cinquecento: Gaudenzio Ferrari.

Tra gli altri dipinti della chiesa sono da ricordare una Madonna del Rosario del XVI secolo, un polittico del XVI secolo con scene della Crocifissione e Santa Lucia tra le Sante Barbara e Chiara d’Assisi del XVII secolo.