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Un musicista che portò l’influenza di Wagner nell’opera lirica italiana di fine Ottocento…

Nato a Lucca il 19 giugno 1854, Alfredo Catalani discendeva da una nota famiglia di musicisti, figlio di un maestro di musica, fu allievo di Giovanni Pacini, dal quale ebbe i primi insegnamenti.

Iniziò a studiare nella sua città natale, presso l’Istituto Musicale Pacini, avendo tra i docenti Fortunato Magi, zio di Giacomo Puccini, poi a Parigi, con François-Emmanuel-Joseph Bazin, e al Conservatorio di Milano, con Antonio Bazzini.

Proprio a Milano, terminati gli studi, Catalani propose un breve atto unico dal soggetto eccentrico, intitolato La falce, egloga araba per due voci e coro su libretto di Arrigo Boito.

Dopo il felice esordio, Catalani, che si era stabilito a Milano, visse in un ambito vicino alla scapigliatura milanese e agli artisti più progressisti, tenendo conto, oltre che della musica di Richard Wagner, del rinnovamento sinfonico e del dramma lirico francese, con alcune opere, considerate secondarie dalla critica, Elda (1880), rappresentata in una versione modificata di Carlo Pedrotti, Dejanice (1883) e Edmea (1886).

Tra Dejanice e Edmea si colloca l’esperimento di Ero e Leandro, poema sinfonico ispirato al modello lisztiano, eseguito nel 1885.

Catalani si avvicinava alle atmosfere nordiche, dalle quali scaturì la sua opera successiva, Loreley, un rifacimento di Elda, composta nel 1886/87.

Nell’aprile del 1888 ottenne la cattedra di composizione presso il Conservatorio di Milano, mentre nel maggio del stesso anno avvenne la fusione tra l’editrice Lucca, detentrice dei diritti di Catalani, e l’editore Giulio Ricordi, che perciò diventerà il possessore delle opere del compositore.

Nel 1889 si fidanzò con una cugina, Luisa Picconi, con la quale però, dopo pochi mesi, arrivò a una dolorosa rottura.

In questo periodo iniziò a comporre quella che sarà la sua ultima opera: La Wally, rappresentata alla Scala di Milano il 20 gennaio 1890 con buon esito, diventando fondamentale nell’evoluzione dell’opera lirica italiana.

Nell’estate del 1893, Catalani, prostrato dalla tisi, decise di andare in montagna per ristabilirsi.

Partì per la Svizzera, ma a Chiasso fu colpito da una violenta emottisi che lo costrinse a rientrare a Milano.

Il 7 agosto 1893 Catalani, a 39 anni, morì e fu provvisoriamente sepolto nel Cimitero Monumentale di Milano.

Soltanto il 16 marzo 1894, di fronte alle autorità cittadine, la salma fu traslata nella natia Lucca, presso il famedio del cimitero monumentale di Sant’Anna.

Sarà a partire dal 1905 che Arturo Toscanini propose la ripresa delle sue opere e nel 1954 a Lucca, sul Baluardo di San Paolino, fu eretto un monumento alla memoria del grande compositore,  realizzato dallo scultore Francesco Petroni.