Il giorno che cambiò la storia degli Usa e del mondo, il giorno che ci fece capire che nessun posto è totalmente sicuro…
Enzo Biagi amava l’America e gli americani, raccontava che durante la Grande Guerra vennero a dare una mano a suo padre e nel 1941 a lui.
New York fu anche il primo grande viaggio del leggendario giornalista, nel 1952, passando da Santa Maria delle Azzorre al Canada.
Enzo Biagi, con la sua squadra del Fatto, fu il primo giornalista alla fine del novembre 2001 a documentare il dramma del cratere all’interno del Ground Zero, non aperto dal giorno dell’attentato organizzato dal terrorista Osama Bin Laden, raccontando così quella tragedia che ha segnato per sempre gli Stati Uniti.
In quel giorno mancavano ancora 500 vittime all’appello, parte del bilancio di 3.000 morti tra New York e Washington, con il Pentagono danneggiato e quattro aerei civili dirottati, di cui uno schiantatosi in Pennsylvania dopo che i passeggeri si erano opposti con tutte le loro forze, mentre i feriti erano 6.000.
Gli operai avevano fatto turni di quattordici ore, e sgombrato seicentomila tonnellate di macerie.
Oggi Ground Zero è diventato un simbolo di quel giorno per l’America e quelle immagini, sulla Rai, fecero il giro del mondo.
Lo stesso Biagi, sull’attentato e su cosa avrebbe significato, per gli americani e il mondo, realizzò a Natale uno Speciale del Fatto, New York senza stelle, che aprì con queste parole “New York per molti italiani vuol dire America. L’hanno raccontata i film di Hollywood, l’ha raccontata la letteratura e anche la statistica. Dall’inizio del secolo scorso milioni d’italiani scoprivano dal piroscafo la statua della Libertà e inseguivano un sogno. Credo che non ci sia un altro paese cui ci sentiamo legati come gli Stati Uniti. Ora gli americani hanno due date da ricordare: il 1492 la scoperta della loro terra e l’11 settembre 2001 quando si accorgono che non esistono isole felici e la globalizzazione del terrore si è impossessata del mondo. La crudeltà non ha patria”.
Al programma presero parte gli scrittori Paul Auster e Gore Vidal, oltre ad alcuni sopravvissuti come Michael Hingson, non vedente, che era stato portato in salvo da una delle torri dal suo cane guida.