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Il Mondiale di Pertini in tribuna, di Paolo Rossi e di “Campioni del mondo!”…

Il brillante quarto posto del Mondiale del 1978, giunto dopo una serrata partita con il Brasile, non bastò alla nazionale italiana, e due anni dopo si tennero i campionati europei, proprio in Italia, ma bastarono le due amichevoli, vinte per 1-0 con Turchia e Bulgaria, per far piovere una serie di polemiche sulla squadra.

Nella primavera del 1980, a pochi mesi dall’Europeo, scoppiò lo scandalo scommesse, Bearzot perse due attaccanti come Rossi e Giordano, mentre il pubblico si sentì tradito nella sua passione per il calcio.

Il torneo fu deludente, con due pareggi per 0-0 e uno striminzito 1-0 all’Inghilterra che condussero la nazionale alla finale di consolazione, persa ai rigori contro la Cecoslovacchia.

Il titolo andò alla solida Germania Ovest, che batté di misura un Belgio quasi insuperabile in difesa. Per l’Italia non andarono meglio le qualificazioni al mondiale spagnolo, ma la Fifa decise che è di allargare a ventiquattro il numero di partecipanti alla fase finale.

In questo modo, dai gironi europei si qualificarono le prime due e gli italiani, secondi dietro alla Jugoslavia, evitiarono un’umiliante eliminazione.

Se l’Italia stentava, dal Sudamerica arrivarono a Madrid il Brasile, dove a Zico si aggiunsero Falcão, Socrates, Junior e Cerezo e l’Argentina, campione in carica, con l’aggiunta di Ramón Díaz e, soprattutto, di Maradona.

Dietro di loro c’erano la Germania campione d’Europa, l’emergente Francia di Platini, l’Urss, che aveva dominato il proprio girone davanti alla Cecoslovacchia e la Polonia, che al vecchio Lato aggiunse il giovane Boniek e fece scalpore l’eliminazione dell’Olanda, che chiuse quarta il proprio girone, mentre dell’assenza dell’Uruguay non si stupì nessuno.

Inserita nel gruppo 1 con Polonia, Perù e Camerun, l’Italia ebbe tre pareggi che permisero il passaggio del turno, alle spalle dei polacchi, solo per aver segnato un gol in più degli africani, a parità di differenza reti.

Dato le vivaci polemiche con la stampa, il Ct Enzo Bearzot decise di interrompere i contatti con i giornalisti, il capitano della squadra Dino Zoff fu l’unico incaricato a rilasciare interviste. Negli altri gironi non mancarono i risultati a sorpresa, ma alla fine passarono le favorite, con Germania e Austria vinto dai primi con 1-0, l’Argentina messa in difficoltà contro il Belgio all’esordio e la Francia, che fu sopravanzata da un’Inghilterra in grande spolvero e poi passò grazie al successo sul Kuwait.

Deluse la Spagna, che passò il turno a spese della Jugoslavia grazie ad una serie di aiuti arbitrali, in un girone vinto dall’Irlanda del Nord.

Infine, il Brasile rimase la squadra grande favorita vincendo a punteggio pieno il suo girone davanti all’Urss, che faticò ad avere la meglio sulla Scozia.

La novità di questa edizione furono quattro gironi di tre squadre destinati a promuovere le vincitrici alle semifinali.

La Francia dominò il suo girone, forse il più facile, battendo sia l’Austria che l’Irlanda del Nord e si preparò alla sfida con la Germania Ovest, uscita vittoriosa sull’Inghilterra, che non riuscì a superare gli spagnoli, già fuori dai giochi dopo la sconfitta con i tedeschi.

Nel primo dei due gruppi di Barcellona la Polonia s’impose sull’Urss solo per il 3-0 rifilato al Belgio, con tripletta di Boniek e si preparò ad affrontare la vincitrice del girone della morte, che comprendeva le grandi favorite Brasile e Argentina, mentre l’Italia sembrava spacciata.

Contro l’Argentina Bearzot mise Gentile a marcare Maradona e, dopo un primo tempo senza guizzi, gli azzurri colpirono in contropiede nella ripresa, prima con Tardelli e poi con Cabrini, oltre a una rete finale di Passarella.

Successivamente il Brasile dominò sull’Argentina dall’inizio alla fine, andando sul tre a zero con Zico, Serginho e Junior, prima di un inutile gol di Díaz, sognando un pareggio contro l’Italia.

Alle 17.15 del 5 luglio 1982, nello stadio Sarrià di Barcellona, l’arbitro Abraham Klein fischiò l’inizio di una partita destinata a entrare nella leggenda, da una parte l’Italia e dall’altra il fortissimo Brasile.

Italia-Brasile prende il via con la torcida brasileira a farla da padrone in un caldo torrido, in uno stadio stracolmo con tribune a picco sul campo, con i due settori dietro le porte senza alcun riparo dal sole. Sin dalle prime battute si capisce che gli azzurri sono cambiati. Bearzot non fa marcare a uomo, propone una prima zona mista, per contrastare il quadrato magico (Zico, Falcao, Cerezo e Socrates) con Gentile addosso a Zico. L’Italia vuole vincere e vuole farlo a modo suo.

Solito futbol bailado dei verdeoro, ma gli azzurri si fanno subito vedere, Tardelli trova la profondità sulla destra, mette in mezzo un pallone basso su cui si avventa Paolo Rossi, che lo manca clamorosamente.

Al quinto minuto Bruno Conti, scende sulla destra poi apre improvvisamente sul fronte opposto con un esterno sinistro. Palla a Cabrini che sale dalla sinistra, dalla trequarti parte un cross calibrato in area brasiliana, sbuca improvvisamente Paolo Rossi che di testa insacca alle spalle di Waldir Peres, colto di sorpresa. L’Italia è decisamente un’altra squadra rispetto alle partite del turno eliminatorio. E’ lievitata per gioco, convinzione e personalità. La partita è bella ed equilibrata tra due squadre che giocano aperte, ma con gli azzurri molto attenti a non scoprirsi. Zico ha vita difficile, francobollato da Gentile, al 12′ fa un gran numero, inventa un passaggio in profondità che mette Socrates davanti a Zoff, palla sul primo palo, ed è pareggio.

Gli azzurri, nonostante il pareggio, non si persero d’animo e continuarono a giocare esattamente alla stessa maniera. Minuto 25′ l’attimo decisivo della partita, quello del secondo gol di Paolo Rossi. Il portiere brasiliano rimette in gioco con le mani sull’esterno destro per Leandro, il quale appoggia in orizzontale per Cerezo che a sua volta tocca ancora in orizzontale un pallone tra Falcao e Junior. Ma lì in agguato c’è Paolo Rossi che stava tornando verso la metà campo e che a un certo punto si ferma, e si volta come se sentisse qualcosa nell’aria, da vero rapace. Rossi intuisce e sbuca in mezzo a tre giocatori brasiliani che aspettano il pallone, li brucia sul tempo e con uno scatto fulmineo nei dieci metri arriva sul pallone, si beve d’infilata Junior e dal limite dell’area fulmina nuovamente Valdir Peres. Italia 2, Brasile 1.

Qui cadono un po’ delle certezze del Brasile stellare, che s’innervosisce, non trova più il filo del gioco, attentissimo a non lasciare più il minimo spazio a quel Paolo Rossi, ritornato in un lampo a essere il temutissimo bomber Pablito di Argentina78. Prima che l’arbitro mandi le squadre negli spogliatoi, al trentunesimo minuto, lo stopper azzurro Collovati è costretto a lasciare il campo e al suo posto entrò Giuseppe Bergomi, diciottenne, dai folti baffi, destinato a entrare nella storia del mondiale. Con i verdeoro ancora più sorpresi dal vedere scendere in campo un giocatore così giovane e senza esperienza.

Nel secondo tempo, il Brasile cerca il pareggio, ma sbatte contro il muro azzurro, con una nazionale che gioca e crea, non solo si difende con Bruno Conti che inventa numeri e giocate che fanno impallidire gli avversari. Con il passare dei minuti i giocatori brasiliani appaiono sempre più contratti e nervosi. Al 69′ però la palla arriva a Falcao, idolo della Roma giallorossa che è appostato al limite dell’area, Cerezo gli corre alle spalle e si sovrappone a destra. Falcao con una finta manda fuori tempo la difesa azzurra, e batte Zoff. 2-2 e tutto da rifare per l’Italia, con lo scoramento dei tifosi davanti alla tv. Ma quella squadra non si da per vinta, passano solo cinque minuti e gli azzurri conquistano un calcio d’angolo. Batte Conti, difesa brasiliana in affanno che rinvia male, palla a Tardelli che tira dal limite, sulla traiettoria si materializza Paolo Rossi che gira in rete. Italia in vantaggio per la terza volta. Delirio al Sarrià, delirio davanti alle tv nelle case italiane. Paolo Rossi è il primo giocatore a segnare tre reti al Brasile in una partita.

Il Brasile è scosso nelle fondamenta, l’Italia vola. I verdeoro provano l’assalto all’arma bianca, ma vengono sempre respinti, anzi gli azzurri trovano spazio per il loro contropiede e due minuti dopo, segnano nuovamente con Antognoni, la rete sarà annullata per un inesistente fuorigioco.

All’ottantanovesimo, calcio di punizione da posizione laterale in favore del Brasile, Oscar sale in elevazione e colpisce di testa a botta sicura. Un attimo di paura, da trattenere il fiato. Ma Zoff vola sicuro e in due tempi tenne la palla sulla linea di porta, con i brasiliani che già festeggiavano il gol, ricacciando indietro il loro urlo di gioia. Due minuti dopo l’arbitro israeliano Klein, fischia la fine dell’incontro. L’Italia era semifinalista e aveva battuto il Brasile in una partita esaltante, epica, memorabile.

Superato il girone della morte il cammino della finale fu in discesa, complice la squalifica che tolse  Boniek alla Polonia e l’Italia vinse la semifinale con un secco 2-0.

La sfida di Siviglia tra Germania Ovest e Francia parti con una sfida tra Littbarski e Platini, che fissarono il punteggio sull’1-1.

I supplementari videro la Francia partire a razzo, andando sul doppio vantaggio con Tresor e Giresse. Sembra finita, ma la Germania mise a segno il pareggio con Fischer.

Per la prima volta a un mondiale il passaggio del turno fu deciso con i rigori, e prima Six e poi Bossis spensero per i francesi il sogno della prima finale mondiale.

Toccò alla Germania Ovest contendere il titolo all’Italia, mentre la Francia, delusa nella finalina cedette il terzo posto alla Polonia.

L’11 luglio 1982 ci fu la finale fra Germania Ovest e Italia e Bearzot dovette riadattare la squadra per l’indisponibilità di Antognoni e all’infortunio, dopo otto minuti di gioco, occorso a Graziani a causa di uno scontro con la difesa tedesca.

Ci fu una predominanza italiana nel primo tempo, anche se Cabrini perse l’occasione per passare in vantaggio sbagliando un rigore, poi la ripresa vide un calo della squadra tedesca, di cui approfittò Rossi su un cross di Gentile.

Dopo un tentativo di pareggio di Hrubesch, gli azzurri raddoppiarono con un tiro dal limite dell’area di Tardelli, il cui urlo di gioia divenne il simbolo dei Campionati del Mondo e delle successive avventure della nazionale italiana.

Altobelli segnò la rete del 3-0, seguita dal punto d’onore di Breitner, poi lascio il posto all’88º a Causio e “Palla al centro per Muller, ferma Scirea, Bergomi, Gentile, evviva è finita! Campioni del mondo, Campioni del mondo, Campioni del mondo!!!” gridò Nando Martellini, come il degno epilogo di una grande avventura cominciata per caso, con  il presidente Pertini a festeggiare in tribuna prima di accompagnare gli eroi in Italia con l’aereo presidenziale.