L’ultimo imperatore della dinastia degli Asburgo…
Carlo Francesco Giuseppe di Asburgo Lorena nacque nel castello di Persenburg il 17 agosto 1887, primogenito dell’arciduca Ottone d’Austria e dall’arciduchessa Maria Giuseppina di Sassonia, pronipote dell’imperatore Francesco Giuseppe.
Seguendo le tradizioni della dinastia, finiti gli studi liceali, il giovane nobile prestò servizio come ufficiale di cavalleria prima in piccole guarnigioni della Baviera e della Galizia e poi a Vienna.
Carlo sposò nel 1911 la principessa Zita di Borbone – Parma e dalla loro unione nacquero cinque figli e tre figlie.
A causa delle numerose disgrazie familiari che colpirono la dinastia di Francesco Giuseppe, Carlo divenne inaspettatamente l’erede al trono imperiale.
Nel 1915 l’anziano imperatore cercò di introdurre Carlo negli affari di governo, senza inizialmente coinvolgerlo nei settori essenziali e vitali.
Carlo partecipò alla Prima Guerra Mondiale, comandando il XX Corpo dei Cacciatori imperiali Edelweiss, dimostrando le sue capacità militari e morali, poi gli fu dato il comando della XII Armata in Galizia, quello delle Armate contro i russi diretti da Brusilov, la cui offensiva fu fermata.
Dopo l’entrata in guerra della Romania, Carlo vinse la battaglia di Hermannstadt e si accingeva a conquistare anche Bucarest, mentre le sue qualità militari vennero riconosciute dal suo Capo di Stato Maggiore, il prussiano Hans von Seeckt.
Il 21 novembre 1916 morì l’imperatore Francesco Giuseppe I e Carlo divenne imperatore d’Austria e re d’Ungheria.
Anche se aveva un’ottima preparazione militare, Carlo fu l’unico ad accogliere le iniziative di pace di papa Benedetto XV, deciso a riportare la serenità in Europa e intraprese varie iniziative di pacificazione con le altre potenze, senza riuscire a prevalere nella cerchia dei generali e statisti tedeschi e non andarono in porto nemmeno due tentativi di pace separata, a causa della resistenza del governo italiano.
Così gli alleati, da parte tedesca, fecero un’enorme propaganda contro il giovane sovrano, accusato di essere un debole, un donnaiolo, incompetente, ubriacone e dipendente dalla volontà della moglie.
Inoltre il sovrano non riuscì a realizzare una riforma costituzionale dello Stato, per l’opposizione dei nazionalisti austro-pangermanisti e dei circoli governanti ungheresi, capeggiati dal conte Tisza, che si rifiutarono in modo assoluto di dare concessioni agli oltre otto milioni di non magiari presenti in Ungheria.
Carlo non trovò nessun uomo politico disposto ad appoggiare i suoi piani di riforma, anzi il ministro degli esteri conte Czernin entrò ben presto in netta divergenza con il suo sovrano e l’unico consigliere politico suo amico, il conte Polzer-Hoditz, fu il bersaglio una campagna denigratoria.
Il 4 novembre 1918, a seguito del crollo militare sul fronte italiano, fu firmato l’armistizio con l’Italia e in Austria, il 12 novembre, fu proclamata la Repubblica Austriaca.
Il sovrano si ritirò prima in Ungheria, rinunciando a ogni partecipazione agli affari di Stato, ma senza abdicare, poi fino al 24 marzo 1919 visse con la famiglia nel castello di Eckartsan presso Vienna, da dove dovette trasferirsi, sotto protezione britannica, in Svizzera.
Fedele al giuramento fatto all’incoronazione di re dell’Ungheria, fece due tentativi di riprendere il potere nello stato magiaro nel 1921, ma fallirono per l’ostilità di alcune potenze della Piccola Intesa, contrarie a una restaurazione, inoltre il reggente d’Ungheria, Nicola von Horthy, gli si schierò contro, nonostante il giuramento che lo legava al sovrano esiliato.
Carlo fu fatto prigioniero dal governo del reggente Horthy e consegnato agli inglesi, che lo condussero insieme alla moglie Zita e ai figli a Funchal nell’isola portoghese di Madeira.
Senza risorse economiche, la famiglia dovette vivere a Villa Quinta do Monte e, a causa del clima umido e freddo, Carlo si ammalò di polmonite.
Si spense il 1 aprile 1922 e fu sepolto nel santuario di Nossa Senhora do Monte.
La Radio Vaticana il 3 novembre 1949 annunciò l’apertura del processo di beatificazione di Carlo, gli atti vennero consegnati alla Congregazione dei Riti il 22 maggio 1954, a maggio 2003 gli fu riconosciuto il titolo di venerabile e venne beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 3 ottobre 2004.