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“E’ il luogo più voluttuoso che io abbia mai visto al mondo. La natura incanta con mille seduzioni sconosciute e ci si sente in uno stato di rara sensualità e raffinatezza”.

 (Gustave Flaubert)

Lunedì 1 novembre, è andato in onda un servizio di Geo & Geo, noto programma di genere divulgativo di Raitre, condotto da Sveva Sagramola e dal biologo e fotografo Emanuele Biggi, riguardante il Lago Maggiore, firmato dal documentarista Almut Faass.

Un viaggio particolare, fuori dai soliti itinerari turistici, dai paesi più noti e apprezzati del Verbano, che ha presentato il lago e le sue sponde nelle sue sfaccettature più bucoliche, rurali e selvatiche, alle sue preziose qualità naturalistiche e alle recenti coltivazioni come il thè.

Con uno sguardo anche retrò e melanconico, quando in piena Belle Epoque, era veramente il centro del bel mondo. Ricordando anche che storicamente questa è terra di vigneti, di vino, di grappe, un tratto che è poco noto al grande pubblico.

Protagonisti assoluti della trasmissione sono stati gli animali e la natura del territorio con i suoi frutti dalle castagne all’uva, in un autentico viaggio insubre tra Italia e Svizzera, dalla Val Veddasca alle isole Borromee, dalla Val Grande, al Canton Ticino.

Tra acqua e terra, montagne, colline, boschi, panorami incantevoli, angoli poco noti anche agli stessi abitanti o habitué. Svelando segreti e peculiarità dell’ecosistema lacustre, grazie alle immagini, alcune veramente spettacolari e suggestive riprese dall’alto in volo.

L’inizio del documentario ha visto una straordinaria panoramica dall’alto dei Corni di Nibbio in Val Grande, per atterrare poi sulla sponda opposta in Val Veddasca, dove un gruppo di ragazzi hanno formato Yorci – Divulgazione Scientifico-Faunistica, sono stati intervistati nelle loro attività di appostamento e di riprese al seguito della fauna selvatica del luinese.

Si passa poi alle immancabili isole Borromee, con i loro splendidi e curatissimi parchi, al loro curatore, il borgomarenese Gianfranco Giustina, una delle tante eccellenze nascoste, che rendono il Lago Maggiore un unicum al mondo.

Giustina approdò nel 1977 come semplice giardiniere all’Isola Madre diventando dopo solo due anni Capo giardiniere. Nella sua lunga carriera ha ricevuto un’infinità di riconoscimenti anche a livello internazionale: tra questi il premio Sir Peter Smithers, in pratica l’Oscar del giardinaggio, che viene assegnato ogni anno al giardiniere che promuove il giardino come parte dinamica del territorio.

E nel 2014 la RHS Memorial Medal, riconoscimento assegnato ogni anno alla persona che ha più contribuito nel mondo, alla conoscenza scientifica nel giardinaggio. Portando avanti una tradizione di famiglia che parte dal bisnonno che lavorava nei giardini delle ville di Stresa.

Spazio poi a uno degli alberi tipici del Lago, il castagno, che con i suoi frutti ha sfamato animali e uomini. Castagne che sono state protagoniste di un tratto del documentario, ricordando come un tempo fossero il pane dei poveri, e dei riti conviviali che ancora oggi resistono per il suo consumo e conservazione.

Le vigne e vini di Angera, di tradizione plurimillenaria, che ancora oggi vivono e si tramandano, per la produzione di un rosso particolare. Oltre all’uso che si fa per questa particolare uva per diversi liquori tipici del territorio. Un salto poi a Locarno, capitale del cinema svizzero con il suo storico festival e con un hotel, di straordinaria bellezza che rimanda alla Belle Epoque, ormai chiuso da 15 anni e dove si tenne anche un’importante conferenza di Pace negli anni 20.

L’atmosfera new age del Monte Verità, sopra Ascona con la sua tra l’hippie e la comune ante-litteram, con il suo museo e le sue piante da thè.

La produzione di thè di Paolo Zacchera, a Premosello Chiovenda, che nel giro di pochi anni ha preso piede e già conquistato diversi premi, tra cui l’oro nel 2019, all’International Black Tea Tasting Competition, l’olimpiade per i migliori tè del mondo.

Le caratteristiche del terreno acido e le condizioni climatiche del territorio del Verbano e delle sponde del Toce, nella sua parte finale sono ideali per la coltivazione delle camelie, e per le piante acidofile in generale come azalee, rododendri, camelie, magnolie, aceri…

Che in questa parte di territorio abbondano e crescono rigogliose non solo nei vivai, ma abbellendo anche le case e le rive del lago Maggiore. La pianta del tè appartiene al genere Camellia sinensis un genere di piante della famiglia Theaceae.

A oggi oltre 20.000 piantine fanno della piantagione di tè del Verbano, la più grande d’Europa, dopo quella delle Isole Azzorre. Proponendosi come nuova alternativa alle storiche coltivazioni.

Ultimo passaggio del documentario, uno degli elementi tipici del territorio la pietra, con le sue cave tra lago e Ossola che punteggiano la zona. Le particolari piode una lastra di pietra, generalmente utilizzata in edilizia come tegola per i tetti o per la pavimentazione, che ne fanno un tratto distintivo e una bandiera identitaria del territorio alpino attorno al lago, ma anche sulle sue coste.

Per vedere il servizio potete cliccare qui:

https://www.raiplay.it/video/2021/11/Il-Lago-Maggiore—Geo—01112021-07aabfad-b453-4ad4-97e1-98400dc5ffe2.html