Via Francigena

La via Francigena Italia è stata candidata per diventare patrimonio Unesco, simbolo di un itinerario che ha segnato la vita, la cultura, gli scambi e la storia di popoli, paesi, genti con alterne vicende.

A sostegno di questa iniziativa nazionale è stato fondato il primo Comitato Scientifico Culturale volontario per la Tratta Piacenza.

Per 2000 anni Placentia, fondata nel III secolo a.C. dalle legioni romane all’inizio della conquista dei territori celtici e subalpini della pianura padana, fu una tappa obbligatoria, per viandanti, pellegrini, commercianti, abati, monaci e perfino banchieri da tutta Europa per le fiere del cambio delle monete nel Rinascimento.

Il luogo di riferimento era dato dai due guadi sul grande fiume Po, ostacolo non da poco per chi scendeva dalle Alpi della valle di Susa, o dal San Bernardo, o dal passo dello Spluga e voleva andare a Roma, a Venezia, a Ravenna.

Da qui deriva il riconoscimento a Piacenza di capitale del crocevia padano, dove si potevano prendere più percorsi e più varianti per oltrepassare gli Appennini e arrivare alla costa tirrenica.

Piacenza assunse nel volgo il termine popolare di crocevia, abbinato al termine Placentia.

I primi documenti scritti certi sulla vita sono quelli lasciati da due pellegrini anonimi che citano Piacenza come luogo obbligatorio di sosta, nel 333 d.C. dell’Anonimo di Bordeaux che da Lione, passò a Torino, poi a Piacenza per Ravenna e nel 570 d.C. da un altro anonimo Piacentino che illustra il tragitto passando per Milano fino alla Lunigiana al tempo dei Longobardi, frequentata da svizzeri, teutonici, germanici, olandesi.

L’importanza di Piacenza iniziò a manifestarsi in termini economici, religiosi, commerciali all’inizio del IV secolo d.C. con la fondazione della Diocesi di Piacenza, che determinò subito l’ampiezza enorme e catalizzante del territorio diocesano, con i confini dai guadi e dai porti sul fiume Po fino a pochi chilometri della diocesi toscana di Pontremoli.

Ancora oggi la Diocesi di Piacenza – Bobbio è un punto di riferimento con molti conventi, monasteri, pievi, oratori, refettori, mansionari a segnare e a garantire un percorso, con ben 200 castelli attivi per secoli e la città di Piacenza con oltre 100 chiese, monasteri, conventi costituiti da tutti gli ordini monastici all’epoca conosciuti, dall’Irlanda alla Germania.

A Piacenza passavano le consolari romane e le vie delle Legioni, come l’Aemilia, Postumia, Emilia Scauri, la Retia Teutonica, la Regia Pompeia e nel medioevo sorsero anche le vie degli Abati che univa i monasteri degli Appennini fra cistercensi e benedettini, le scorciatoie e le strade commerciali della farina verso sud, del sale e dell’olio di oliva in primis verso i mercati del nord.

Nel Medioevo e Rinascimento, i 3 porti di attracco di Piacenza sul fiume Po ricevevano tutte le merci da Venezia e da Ravenna destinate ai mercati locali ma soprattutto nel Ducato di Milano.

Il Comitato Scientifico Culturale Tratta Piacenza è nato per sostenere le istituzioni pubbliche locali e nazionali nella candidatura Unesco, con la priorità di individuare le problematiche tecniche e criticità ambientali – logistiche e operative che potrebbero essere un impedimento al riconoscimento, oltre a trovare soluzioni da sottoporre a chi ha il potere decisionale e deliberativo.

Per il Comitato al primo posto c’è la necessità di individuare le migliori soluzioni per mettere in sicurezza l’intero tragitto piacentino in quanto circa ¼ dello stesso usufruisce di una grande arteria stradale trafficata e pericolosa come la via Emilia.

Si è già individuata una variante con annessi tutti i servizi igienici, segnaletica, assistenza al percorso, negozi, aree di sosta con sorgenti e piazzuole d’ombra che sia di massima sicurezza per tutti i fruitori del cammino, pellegrini religiosi ma anche escursionisti, camminatori e turisti.