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Nel cuore di Atene, a pochi chilometri dal luogo dove furono poste le basi della democrazia e della civiltà occidentale, con nomi come Pericle, Socrate, Fidia e Alcibiade, sorge dal 1982 lo Stadio Olimpico Spyros Louis. 

L’impianto venne progettato nel 1979 in vista dei campionati di atletica leggera che si sarebbero tenuti di lì a tre anni, dedicato alla memoria dell’atleta greco Spyridon Louis, primo vincitore della maratona ai giochi olimpici moderni. 

Nel corso della sua storia è stato la cornice a una moltitudine di manifestazioni sportive tra cui diversi eventi dei Giochi del Mediterraneo del 1991, i campionati del mondo di atletica leggera del 1997 e le Olimpiadi del 2004.

Utilizzato dal 2003 per le gare dell’AEK di Atene e a fasi alterne anche per quelle del Panathinaikos, può vantare, indirettamente, un legame speciale con il calcio italiano.

È stato infatti la sede della finale della Coppa dei Campioni/Champions League per ben tre volte, vedendo parteciparvi in ognuna delle edizioni una squadra italiana.

 La prima fu il 25 maggio 1983, quando la Juventus di Trapattoni si arrese all’Amburgo e al gol di Magath, mentre le due successive videro trionfare il Milan, contro il Barcellona il 18 maggio 1994 e contro il Liverpool il 23 maggio 2007.

In vista dei Giochi della XXVIII Olimpiade lo stadio venne ristrutturato cambiando radicalmente aspetto.

I lavori di riqualificazione si tennero in un clima di scetticismo nei confronti del progetto di copertura dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava, ritenuto da molti complicato, che prevedeva un enorme intreccio di tubi di acciaio e vetro azzurro di 304 metri di lunghezza, 206,7 metri di larghezza e 72 metri di altezza, per un peso complessivo di 18.000 tonnellate.

La ristrutturazione terminò il 30 luglio 2004, ad appena due settimane dall’inizio dei giochi, rallentando inevitabilmente i lavori per il campo e la pista.

Nonostante le polemiche, la copertura di Calatrava è un capolavoro, formata da due semi-coperture che lasciano libera solo la zona ellittica sotto la quale si trova il campo di gioco, appoggia esclusivamente sui quattro punti in cui gli archi si intersecano, non avendo nessun contatto con l’impianto preesistente.

Dal 2004 lo stadio si trova all’interno dell’Oaka, un insieme d’impianti che furono il vero e proprio cuore dell’Olimpiade

L’Olimpico della capitale greca ha poi fatto da cornice al trionfale arrivo di Stefano Baldini nella maratona olimpica del 29 agosto 2004, quella dal significato più grande per un maratoneta, perché ripercorreva il tragitto di Filippide, l’atleta leggendario che morì dopo aver corso fino ad Atene dalla spiaggia di Maratona, per comunicare a tutti che l’invasore persiano era stato sconfitto.