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La storia dell’Italia moderna è passata anche da uno storico edificio di Milano…

Grazie alla volontà testamentaria del principe Antonio Tolomeo Trivulzio, nel 1771 a Milano venne aperto il Pio Albergo Trivulzio, grande esempio della fusione tra beneficenza privata e intervento dello stato.

Nato nel 1692 da Antonio Teodoro Gaetano e da Lucrezia Borromeo, Antonio Tolomeo Trivulzio era principe del Sacro Romano Impero, di Mesocco e della Val Mesolcina, signore dei feudi di Trivulza e Mirandola, feudatario imperiale di Retegno e Bettole.

Colto e raffinato, nonché assiduo frequentatore dei salotti milanesi e soprattutto viennesi, il principe aderì alle concezioni illuministiche e fu amico di Pietro e Gabriele Verri, di Cesare Beccaria, di Pietro Metastasio.

Profondamente colpito dalla povertà che imperversava in città, verso la metà del Settecento Trivulzio decise di fondare un albergo dei poveri.

Dopo un lungo lavoro diplomatico presso la corte di Vienna, per superare le questioni relative il passaggio dell’eredità, e con il beneplacito del sovrano, nel testamento dettato il 23 agosto 1766 istituì erede universale “l’Albergo dei poveri che dovrà subito dopo la mia morte erigersi in questa città di Milano nel mio palazzo d’abitazione”.

Il 30 dicembre 1767 il principe morì e quattro anni dopo il Pio Albergo Trivulzio, terminati i lavori di ristrutturazione, inventariazione e sistemazione, accolse i primi 100 ricoverati.

Nel 1791, quando fu redatto il primo Regolamento, il numero dei degenti superava già le 400 unità.
Con le riforme ecclesiastiche e assistenziali dei sovrani austriaci, al Trivulzio vennero aggregati alcuni enti soppressi, nel 1772 l’Opera Pia Sertoria; nel 1786 l’antico Ospitale dei Vecchi di Porta Vercellina e nel 1787 il Pio Pertusati di Pavia, chiuso dopo quattro anni.

All’inizio del 1807, con la nascita della Congregazione di Carità per opera di Napoleone, il Pio Albergo fu unito agli istituti dei Martinitt e delle Stelline nella sezione ospizi e orfanotrofi.

Nel 1825, con lo scioglimento della Congregazione, i tre enti continuarono ad avere un’unica amministrazione, ma solo dopo l’unità d’Italia ebbero un vero consiglio di amministrazione, inoltre accolse sempre meno invalidi e sempre più anziani, qualificandosi soprattutto come ospizio.

Alla fine del secolo nel palazzo principesco di via della Signora i ricoverati erano oltre 1200 e divenne necessaria una sede più ampia.

Nel 1910 venne costruita la nuova sede sulla strada per Baggio, da cui derivò per il Pio Albergo Trivulzio il soprannome di Baggina.

La centenaria esperienza del Pio Albergo Trivulzio nel campo dell’assistenza agli anziani fu ulteriormente messa a frutto con la nascita nel 1968-69 dell’Istituto Frisia di Merate, dovuta alla grande donazione del commendatore Filippo Frisia, e nel 1999 della Residenza Sanitaria Assistenziale Principessa Jolanda, nel cuore di Milano.

Il Pio Albergo Trivulzio divenne noto nella cronaca nel 1992 per il suo coinvolgimento nelle prime indagini legate a Tangentopoli.

Infatti la storia di Mani pulite cominciò il 17 febbraio 1992, quando il pubblico ministero Antonio Di Pietro ottenne dal GIP Italo Ghitti un ordine di cattura per l’ingegner Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio.

Oggi il Pio Albergo Trivulzio è una piccola città nel cuore di Milano, nel suo ruolo di centro di servizi per gli anziani e non solo per loro, dato che alcuni servizi, come il poliambulatorio, il laboratorio analisi e la radiologia, aperti a tutti i cittadini.