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 “E quî giornad del tredesin de Marz ?

Gh’era la fera, longa longhera, giò fina al dazi, coi banchitt de vioeur,

de girani, coi primm roeus, e tra el guardà, l’usmà, el toccà,

se vegneva via col coeur come on giardin, pensand al bell faccin de

Carolina che sotta al cappellin a la Pamela e col rosin sul sen

la pareva anca lee la primavera”.

 (Emilio De Marchi)

Il tredici di marzo nel dialetto milanese è tredesin, cioè il diminutivo di Tredes, ovvero Tredici, il giorno dove la primavera arriva in Porta Romana con una settimana di anticipo rispetto a tutti.

Per festeggiare questa ricorrenza le vie limitrofe a Porta Romana, nel centro storico di Milano, si riempiono di fiori, piante e bancarelle.

Questa tradizione ha un’origine molto antica. Ma qual è il significato di questa festa che porta con se tutta questa allegria, fatta di colori e fiori, per una giornata di primavera anticipata?

L’antichissima festa del “Tredesin de Marz” si perde nella notte dei tempi ed ha origini prettamente celtiche, che con gli Insubri furono i fondatori della città come Medhelan. Era l’attesa festa che annunciava il cambio di stagione con il ritorno dei fiori.

Secondo un’antica leggenda, il 13 marzo dell’anno 52 d.c. San Barnaba, nella sua opera di evangelizzazione, predicò il vangelo di Cristo, in una radura poco fuori l’attuale centro storico di Milano: una località dove era ancora viva e forte la tradizione celtica, con gli abitanti del tempo che si riunivano, per una celebrazione attorno ad una pietra forata con tredici raggi incisi, rappresentante il cuore vivo dell’anima celtica milanese. Una tradizione che vedeva donare i fiori alle future spose e donare qualche dolcetto ai bambini.

Si tagliavano i capelli, perché poi ricrescessero folti e robusti. Per i celti rappresentava anche il ciclo del passaggio, dalla morte alla rinascita, di tutta la natura, compresa quella umana. Non solo: ricordiamo che la pietra del Tredesin de Marz con i suoi tredici raggi, rappresenta quante sono le lune in un anno solare.

Questa pietra sottoposta a studi, è stata classificata effettivamente come di origine celtica,. La pietra con i tredici raggi era inizialmente custodita in San Dionigi a Porta Venezia, mentre oggi la troviamo incastonata nel pavimento centrale di Santa Maria al Paradiso, in corso di Porta Vigentina al 14.

Questa data del 13 marzo del 52 d.C. segnò poi di fatto l’inizio dell’evangelizzazione cristiana di Milano con San Barnaba portava avanti la sua opera. Sembra che la scelta di San Barnaba non fu casuale, infatti, la scelse perché trovò gente in adorazione lì attorno e il suo gesto la trasformò in un luogo di culto cristiano.

Un’epigrafe posta accanto alla pietra riconduce l’episodio della croce presso la Porta Orientale. E se per alcuni rappresenta l’avvenuta cristianizzazione dei cittadini milanesi, molti lo festeggiano proprio come facevano i Celti, celebrando la rinascita del Sole e la rinnovata Primavera, sempre regalando fiori alle donne e dolci ai più piccoli.