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La piccola squadra che, con i suoi colori bianco – azzurri, ha aperto la strada dei Mondiali…

Nel 1930 e 1950, l’Uruguay, la nazione più calcistica del mondo, ha vinto, contro ogni pronostico, i Mondiali di calcio. 

Se il primo mondiale si giocò proprio a Montevideo, capitale dello stato sudamericano, c’era un motivo ,dato che negli anni Venti l’Uruguay vinse gli unici tornei internazionali di un certo spessore, che erano i Giochi Olimpici di Parigi nel 1924 e di Amsterdam nel 1928, oltre che per  tre volte la Copa America.

Quella squadra aveva capitan Nasazzi, uno dei migliori difensori di tutti i tempi, e la classe di Scarone, per tutti El Mago, che per cinquant’anni fu il recordman di marcature in nazionale.

La finale del mondiale 1930  vide al Centenario di Montevideo i biancocelesti sfidare i cugini argentini, mentre l’arbitro, il belga Langenus, chiese  una nave pronta a salpare per l’Europa, in caso di scontri tra tifosi.

A un certo punto gli argentini stavano per vincere con 1-2, ma non hanno fatto i conti con Nasazzi, e l’Uruguay vinse per 4-2, grazie anche a Hector “El Manco” Castro, grande calciatore, che non si arrese neanche davanti a un incidente sul lavoro,  per cui perse la mano destra, da adolescente.

Nel 1934 e nel 1938 la Celeste non si presentò, in parte perché il viaggio in Europa era costoso e in parte per umiliare le squadre del Vecchio Continente che avevano disertato il primo mondiale nel 1930.

Così nel 1950, quando l’Uruguay tornò di nuovo a giocare il mondiale, lo fece da imbattuta e in Brasile, con Obdulio Varela, il capitano senza paura, e il talento unico di Schiaffino e Ghiggia, che segnarono le reti che diedero il secondo titolo mondiale alla Celeste, in una partita che passò alla storia.

Al Maracanà al Brasile bastava pareggiare per laurearsi campione, ma i verdeoro si fecero riacciuffare e al 79 minuto Ghiggia ammutolì lo stadio e un paese intero, pizzicando l’angolo al lato di Barbosa e realizzando un miracolo.

Il periodo che andò dal gol di Ghiggia al 1981 per l’Uruguay calcistico fu ricco di delusioni, dato che il ricambio generazionale colpì fortissimo e la Celeste  non riuscì a seguire Brasile e Argentina, che nel frattempo cominciarono a imporsi a livello mondiale.

Poi negli anni Ottanta ci fu la vittoria al Mundialito, vinto grazie all’abilissimo Victorino, e poi Enzo Francescoli guidò l’Uruguay a tre vittorie in Copa America, nel 1983, 1987 e 1995, con quella degli anni Novanta che fu l’unica luce in un periodo nero.

La Celeste fu assente ai mondiali del 1994 e del 1998, nel 2002 uscì al primo turno e nel 2006 mancò di nuovo la qualificazione, nonostante talenti come El Chino Recoba.

Con l’arrivo di Oscar Tabarez, grande calciatore ai mondiali del 1990, all’Uruguay arrivarono nomi come Godin e Forlan, Suarez e Cavani.

Nel mondiale 2010 l’Uruguay perse in semifinale contro l’Olanda, ma l’anno dopo vinse la quindicesima Copa America, in casa dell’Argentina, superando l’Albiceleste per numero di competizioni continentali vinte.

Ora le nuove generazioni continuano a seguire la lezione di quelle vincenti, con talenti clamorosi per adattamento al calcio europeo, come Bentancur e Darwin Nunez, perfetti per il paese più calcistico del mondo.