festa dal fen 2019

A grande richiesta, il gruppo folkloristico di Livigno,  tra i monti della Valtellina, proporrà domenica 21 agosto l’evento tradizionale della Festa dal Fen, che riporta indietro nel tempo per osservare da vicino le tradizionali tecniche del taglio del fieno.

Fare el fen era visto  dai contadini uno dei lavori più impegnativi e più gravosi dell’anno, sia perché tutte le operazioni si dovevano compiere a mano, sia perché il taglio  si ripeteva più volte e la falciatura era laboriosa e lenta.

L’esito della raccolta dipendeva esclusivamente dalla pioggia poiché, se cadeva sopra il raccolto, la stagione era compromessa e il contadino doveva acquistare foraggio o eliminare uno o più capi di bestiame.

I tagli del fieno erano el fen o madego, cioè il primo taglio, che si raccoglieva dopo la metà di maggio, l’ardiva, cioè il secondo taglio, raccolto tra la metà e la fine di luglio e la tersejna, cioè il terzo taglio, previsto verso la metà di settembre.

L’erba che cresceva dopo il terzo taglio veniva lasciata sul prato per diventare il  cibo fresco delle vacche che tornavano dalla montagna.

Il taglio del fieno cominciava con  l’erba  matura, quando gran parte delle erbe era in fiore.

Al mattino molto presto, anche prima delle quattro, il contadino con la sua falce in spalla, el coaro (corno) e la pria (pietra) e le piantole (incudine e martello), si recava sul campo per falciare, poi procedeva formando alla sua sinistra l’anton (cumulo) d’erba tagliata, fermandosi frequentemente a gussare (affilare) la falce con la pria.

Giunto al confine del prato, ritornava indietro e ricominciava poi, dopo aver falciato parecchi intoni, il filo della lama si faceva ottuso per l’usura, il contadino si fermava, batteva la false con la piantola, finché il lembo estremo non si fosse assottigliato e avesse reso il filo della lama più tagliente, quindi ripartiva.

I tagli più duri e impegnativi erano el fen e l’ardiva, il primo per l’erba alta e abbondante, il secondo perché nel colmo dell’estate il caldo si faceva sentire pesantemente, mentre la tersejna era il taglio più leggero, sia per la quantità d’erba, sia per il periodo meno caldo.

Il contadino continuava a falciare fino a quando giungeva da casa la donna, verso le sette, con la colazione, che era  composta da pane o polenta, formaggio, salame e qualche bicchiere di vino, poi l’uomo riprendeva a falciare per almeno altre due ore e smetteva solo quando il giorno si faceva più caldo e la falce scorreva a fatica, appesantendo ulteriormente il lavoro e affievolendo la forza.

La conclusione del lavoro per il taglio del fieno arrecava una grande soddisfazione e sollievo, anche se non si potevano dimenticare l’immensa fatica e il tanto sudore.

Alle 10 ci sarà la sfilata con partenza dalla Chiesa di Santa Maria Nascente in direzione della frazione di Vinecc.

Durante la giornata sono previsti l’esibizione, pranzo, giochi, rappresentazione della fienagione, della vita d’un tempo e ballo liscio con orchestra e alla fine la cena con serata danzante.