Uno dei simboli, con Pelè, del Brasile calcistico..
Garrincha, all’anagrafe Manoel Francisco Dos Santos, noto anche come Mané, nacque il 28 ottobre 1933 nel piccolo paese di Magè, discendente da una tribù di indios.
Fin da subito ebbe il soprannome di Garrincha per l’accostamento cromatico ad un piccolo passerotto marrone tipico del Brasile del Nord, e coltivò una grande passione per il calcio, per le sue grandi doti da dribblatore, che ne caratterizzarono la carriera.
Mané era afflitto da strabismo e da una malformazione corporale che sbilanciava il corpo, al punto che i medici non volevano che giocasse a calcio.
In campo si dimostrò un trequartista naturale dagli esordi con la formazione giovanile dello Sport Club Pau Grande nel 1949, durante una partita di campionato arrivò a dribblare l’intera squadra avversaria e a conquistarsi le simpatie della tifoseria rivale.
Superate le selezioni per il Botafogo, una delle squadre più celebri del Brasile, Mané vi debuttò a 19 anni nel 1953, adattandosi facilmente ad una realtà calcistica superiore per tecnicismi e chiuse la prima stagione con 20 gol in 26 partite.
Nonostante questo, la squadra non decollò sul piano dei risultati, tanto è vero che non ebbe nessun titolo in bacheca, ma la campagna acquisti negli anni successivi ebbe i suoi effetti e permise di conseguire il campionato Carioca nel 1957.
Garrincha era l’ala destra e poteva avvalersi dell’aiuto di altri grandi giocatori, tra cui il mitico Didì e, quando gli fu chiesto di sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico al ginocchio per non pregiudicare della sua carriera, rifiutò categoricamente.
Con il Botafogo Garrincha giocò 325 partite, mettendo a segno 102 gol.
Partecipò a due edizioni della Copa America e a tre Mondiali, di cui due da autentico protagonista.
Nel 1958 cominciò ad assaporare il dualismo perfetto con Pelé, ed erano un duo praticamente invincibile sul campo, con fantasia, inventiva e spregiudicatezza, portando alla vittoria del Mondiale in Svezia.
Il Mondiale del 1962 fu l’apice della sua ascesa internazionale che si tradusse nel titolo di capocannoniere della manifestazione, oltre che miglior giocatore in assoluto, con un contributo determinante alla seconda vittoria consecutiva del Brasile.
Nel 1966 Mané passò alla squadra dei Corinthians,ma i problemi al ginocchio ne condizionarono la carriera, oltre a quelli di alcolismo e di natura sentimentale.
Il grande giocatore venne ceduto in prestito al Vasco Da Gama, ma non riuscì a disputare neanche una partita e passò al colombiani dell’Atletico Junior, dove giocò solo una volta.
Nel 1968 Garrincha tentò la rinascita al Flamengo, squadra per cui tifava da quando era piccolo, ma si fece notare soltanto in qualche amichevole di poco conto.
All’inizio degli anni Settanta si allenò con la Lazio, ma non da professionista, bensì come amatore, al punto che richiedeva piccoli compensi per le prestazioni sul campo.
Tornò in Brasile nel 1972 giocando in un piccolo club di Rio De Janeiro, l’Olaria, e al Maracanà c’erano 50mila persone nella partita inaugurale contro il Flamengo solo per vederlo giocare.
L’addio al calcio di Mané avvenne ufficialmente nel 1973 al Maracanà, con una partita tra i calciatori della nazionale brasiliana e una selezione di giocatori europei.
Mané morì prematuramente a 49 anni il 20 gennaio 1983, in un ospedale di Rio De Janeiro, a causa di una cirrosi epatica.