L’attenzione dell’Olivetti, azienda simbolo dell’informatica del Novecento, verso l’arte e la cultura si è manifestata in molti modi diversi, come nel caso della pubblicazione di raffinati calendari.
Agli inizi degli anni Cinquanta in Olivetti si sviluppò la convinzione che anche gli oggetti utilizzati per gli omaggi a clienti, fornitori o partner di rilievo dovessero rispecchiare lo stile e la cultura dell’azienda, in modo di essere capaci di fungere da efficace veicolo di comunicazione dell’immagine.
L’idea di pubblicare dei calendari da offrire in omaggio in occasione del Natale vide, una novità per un’ industria, l’idea di caratterizzarli con riproduzioni di alta qualità di opere d’arte di artisti del passato.
Il primo calendario venne pubblicato nel 1951, dopo che Giovanni Pintori selezionò accuratamente una serie di tavole di Henri Rousseau, detto il Doganiere.
Da questo momento in poi, i calendari Olivetti divenenro delle vere e proprie raccolte di opere artistiche ad ampio raggio, dedicati a un artista o ad un’opera d’arte di grande rilievo, con immagini di affreschi etruschi o pompeiani, mosaici di Ravenna o Venezia, opere di artisti come Giotto, Piero della Francesca, Raffaello, Goya, Manet, Matisse, Van Gogh.
Inoltre le pubblicazioni erano dei veri e propri avvenimenti culturali per via dell’originalità dei temi trattati, come i calendari del 1969 e del 1976, dedicati alla pittura della scuola giapponese Nan Ban, ancora poco conosciuta in Italia, e a Sotatsu, pittore del XVI secolo considerato l’artefice di uno dei periodi storici più ricchi dell’arte giapponese.
Per l’Olivetti, i calendari erano l’occasione per entrare a stretto contatto con il mondo dell’arte e alcuni artisti contemporanei collaborarono in prima persona con l’azienda, come nel caso del calendario del 1958 per il quale George Braque scelse personalmente le tavole da proporre.
I calendari Olivetti diventano ben presto una pubblicazione molto ricercata anche a livello internazionale per l’impiego di immagini originali create per l’occasione, la cura minuziosa e competente nel controllo della qualità di stampa, hanno permesso di ottenere delle riproduzioni assolutamente nitide e precise, che hanno valorizzato al massimo le opere d’arte presentate.
Le riproduzioni dei dipinti occupano l’intera pagina del calendario, mentre uno spazio piccolo è destinato ai nomi e ai numeri dei giorni, per sottolineare che l’obiettivo del prodotto finale è in primo luogo quello di mostrare opere d’arte.
La ricchezza di queste pubblicazioni era dovuta anche ai testi che accompagnano le opere, prima una semplice raccolta di notizie biografiche sugli artisti e sui loro lavori e poi delle vere e proprie enciclopedie d’arte, grazie all’inquadramento storico e culturale che emerge dalle note critiche di Renzo Zorzi, grande esperto d’arte, per molti anni direttore della Direzione Disegno Industriale, Relazioni Culturali e Pubblicità.
I calendari Olivetti da semplici omaggi natalizi si trasformarono in veri e propri oggetti da collezione e all’inizio degli anni Novanta la tiratura supera le 100.000 copie diffuse a livello internazionale, fino alla chiusura dell’iniziativa, avvenuta con l’edizione del 1995.