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Lo scrittore che raccontò il lato oscuro della Toscana contadina….

Federigo Tozzi nacque a Siena il 1 gennaio 1883 e fin da piccolo fu in forte conflitto con il padre, un uomo autoritario e violento che gestiva una trattoria, Il Sasso, oltre ad alcuni  poderi in campagna.

Da giovane lo scrittore seguì studi irregolari, nel 1901 s’ iscrisse al Partito socialista, ma se ne andò qualche anno dopo in seguito a una conversione religiosa, assumendo posizioni reazionarie.

Nel frattempo Tozzi ebbe una relazione con la contadina Isola, per un anno fece gli studi tecnici a Firenze, poi tornò a Siena, dove avviò una corrispondenza epistolare con Emma Palagi, che divenne poi sua moglie.

Fra il 1908 e il 1914, dopo la morte del padre, visse nel podere di Castagneto, presso Siena, dove scrisse novelle, che cominciò a pubblicare nel 1910, e delle poesie, è del  1911 la prima raccolta, La zampogna verde, cui seguì nel 1913 il poemetto La città della vergine.

Nel 1914 Tozzi si trasferì con la moglie a Roma dove, oltre al noto scrittore e critico Giuseppe Antonio Borgese, conobbe Grazia Deledda, Sibilla Aleramo, Marino Moretti e Luigi Pirandello.

Il suo primo capolavoro, Con gli occhi chiusi, racconta di Pietro, un giovane timido, insicuro e passivo di fronte alla realtà che lo circonda, innamorato di Ghisola, una contadina.

Seguì Tre croci, sulla storia dei tre fratelli Gambi, Giulio, Niccolò, Enrico, travolti da un dissesto economico a cui fa seguito il loro sfacelo morale, incapaci di risollevare le sorti della libreria ereditata dal padre fra prestiti, cambiali, firme false, in una vita di litigi e reciproca diffidenza.

Il primo a cedere è Giulio che non sopporta la vergogna e si uccide, mentre Niccolò ed Enrico non hanno il tempo di risollevarsi economicamente perché muoiono a breve distanza l’uno dall’altro; Alla fine Modesta, la vedova di Niccolò, pianta sulle loro tombe tre croci, segno del comune destino nella morte dei tre fratelli.

In Il podere il giovane Remigio, che se ne và di casa dopo che il padre Giacomo Selmi sposa in seconde nozze  Luigia, ritorna per gestire il podere che ha avuto in eredità dopo la morte del padre. Ma al podere sono interessate Giulia Cappuccini, una giovane serva e amante del vecchio Giacomo, che pretende salari mai riscossi e la matrigna Luigia, convinta di non avere la sua parte, oltre ai  contadini e salariati che approfittano della situazione per rubare.

Remigio si trova in difficoltà, infatti non sa nulla di agricoltura, e ossessionato dagli avvocati ed deriso dai contadini.

Nell’epilogo il contadino Berto, per un odio istintivo contro Remigio che gli intralcia la possibilità di fare suo quel podere di cui si sente il padrone, lo uccide con un colpo di accetta.

Federigo Tozzi morì a Roma il 21 marzo 1920, colpito da una polmonite.