Lorgano a canne dove suono Mozart

In via Sant’Antonio, nel centro di Milano, a due passi da piazza Missori e dall’Università degli Studi, si trova una delle chiese più belle della città, consacrata a Sant’Antonio Abate.

L’edificio attuale sorge era  stata edificata una chiesa quattrocentesca, di cui rimangono oggi solo la torre campanaria in cotto e alcune parti dell’altar maggiore marmoreo a mensa, scoperto negli anni Trenta del Novecento per volontà del cardinale Schuster dopo lo smantellamento dell’altare barocco.

La data di  costruzione più antica, il 1438, era un’iscrizione, perduta, il cui testo è tramandato negli atti della visita pastorale di San Carlo Borromeo del 1567.

Sorta per iniziativa di Filippo Provani, precettore dell’ordine monastico ospedaliero degli Antoniani, la cui presenza è attestata a Milano nel 1272, l’edificio era noto come  “Inceptum fuit a fundamentis anno domini MCCCC XXX VIII die VI madij”.

La precettoria di Sant’Antonio fu abolita nel 1452 e trasformata in commenda, con nobili prelati delle famiglie dei Landriani e dei Trivulzio, fra cui il cardinale Antonio Trivulzio vescovo di Como e alla sua iniziativa si devono i due chiostri di impronta bramantesca con decorazioni in cotto.

L’ultimo commendatario fu Marsilio Landriani vescovo di Vigevano, che il 15 maggio 1576 rinunciava alla chiesa e agli edifici conventuali a favore dei Chierici regolari Teatini che, nel medesimo giorno, ricevettero l’investitura con una bolla pontificia di Gregorio XIII.

Chiamati a Milano da Carlo Borromeo nel 1570 per coadiuvarlo nell’opera di riforma del clero e del popolo diocesano, i Teatini si trasferirono dalla sede provvisoria di Santa Maria presso San Calimero nella casa di Sant’Antonio Abate il 28 agosto 1577, e vi rimasero fino alla soppressione nel 1798.

Alla guida della comunità milanese venne all’inizio designato Andrea Avellino, una delle maggiori personalità della congregazione, amico di san Carlo, che ebbe una fitta rete di rapporti con famiglie della nobiltà locale per un’azione pastorale indirizzata in prevalenza al ceto aristocratico, che contraddistinse l’apostolato teatino a Milano anche nei secoli successivi, con conseguenze importanti per il complesso.

La ricostruzione della chiesa fu affidata all’architetto milanese Dionigi Campazzo, e portata a termine nel 1584, come dimostra una perizia del 4 di settembre di quell’anno che attesta la messa in opera degli stalli corali, raffigurati in un dipinto giovanile di Giovanni Segantini.

L”oratorio dell’Immacolata attiguo alla chiesa venne costruito su progetto di Andrea Biffi fra il 1683 e il 1686 per la confraternita eponima, fondata dal teatino Gerolamo Meazza e, pur mortificato dalla perdita dell’altare originario con le relative balaustre scolpite, eretto su progetto di Cesare Fiori, si presenta ben caratterizzato dalla perfetta scansione dello spazio che ebbe tanta parte nell’architettura milanese del Seicento.