barret browning

È Firenze a custodire il ricordo di un amore che sbocciò in Inghilterra, con protagonisti  due poeti che vissero tra parole, del sole di Toscana, degli impeti risorgimentali, del reciproco sostegno. 

Elizabeth Barrett e Robert Browning non si erano mai visti quando iniziarono a scambiarsi lettere e effusioni dal 10 gennaio 1845 con lui che disse  “Amo i vostri versi con tutto il mio cuore, cara signorina Barrett… e amo anche voi… questa vostra poesia grandiosa e viva, di cui ogni fiore ha messo radici ed è sbocciato… tanto mi è entrata dentro da diventare parte di me.”

Elizabeth per una malattia conduceva da anni vita ritirata ma era già una poetessa affermata tra i circoli letterari londinesi, a scrivere poesie aveva iniziato adolescente mentre divorava la biblioteca paterna leggendo Milton, Dante, Shakespeare, Euripide.

La raccolta Poems del 1844, arrivata nelle mani di Robert, lo aveva spinto  a conoscerla e i due si scrissero per un anno e mezzo, fino al settembre 1846, inoltre trovarono anche il modo di incontrarsi di tanto in tanto a Wimpole street, dove i Barrett vivevano da quando un rovescio di fortuna aveva costretto la famiglia a rinunciare ai lussi della tenuta di Malvern Hills,

Già a dicembre di quel primo anno d’amore lui le scrisse “Non penso, né penserò carissima, di ‘renderti felice’ – non riesco ad immaginare alcun modo di giungere a tale risultato… Sei tu la mia felicità e tutta quella che potrà mai esservi: tu, carissima” e lei gli dedicava i suoi versi.

Il padre di lei custodiva i figli come una sua proprietà e si opponeva con forza al matrimonio e ai due poeti innamorati non restò che affidare alle lettere sogni e progetti, poi  il 12 settembre 1846 si sposarono in una chiesa di Marylebone.

Il 14 settembre 1846 scrisse a Robert, “Finalmente nessuno potrà più separarci. Ho conquistato il diritto di amarti apertamente, con un amore che gli altri definiscono addirittura un ‘dovere’… Comunque, anche se fosse un ‘peccato’, ti amerei ugualmente!”

Una settimana dopo, valigia in mano e aria risoluta, Elizabeth affrontò la famiglia e se ne andò con Robert, il padre la ripudiò né volle più rivederla, con le sorelle si riconciliò solo anni dopo.

Dopo una breve sosta a Pisa i due si stabilirono a Firenze nelle stanze di Casa Guidi, che vide nascere il loro unico figlio e rifiorire la salute di Elizabeth non più reclusa in una stanza buia ma immersa nel sole salvifico d’Italia e nelle sue più grandi passioni: l’amore di Robert, la poesia, i temi sociali dell’epoca, dall’oppressione austriaca al lavoro minorile, dall’emancipazione femminile allo schiavismo.

Il poema Casa Guidi Windows lo dedicò alla causa risorgimentale italiana mentre il romanzo in versi Aurora Leigh è la storia di una donna che rifiuta il matrimonio per restare libera.

Negli anni fiorentini uscirono anche i Sonetti dal portoghese, con  la maggior parte delle liriche dedicate a Robert.

A Firenze Elizabeth morì nel giugno 1861 ed è sepolta al Cimitero degli Inglesi, mentre  Robert dopo la sua morte si trasferì a Venezia dove visse fino alla morte, nel 1889.