Immagine 02 TENDA ROSSA©FASANI

Dal 15 febbraio, la Tenda rossa che nell’estate del 1928 fu il rifugio a Umberto Nobile e dei  superstiti del disastro del Dirigibile Italia, al Polo Nord, è accessibile al pubblico in occasione dei 70 anni del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano.

Tutto questo grazie a un’eccezionale opera di restauro, iniziata nel 2008 e diretta da Cinzia Oliva, che ha permesso di riunire i pezzi della stoffa,  parzialmente frantumata , e ricostruire l’oggetto nella sua tridimensionalità, lasciando visibili le macchie e i segni che ne raccontano la storia.

La tenda rossa era parte dell’equipaggiamento della spedizione guidata da Umberto Nobile, partita nell’aprile 1928 a bordo del Dirigibile Italia per realizzare una serie di esperimenti scientifici al Polo Nord e, confezionata dall’azienda milanese Moretti, avrebbe dovuto ospitare per brevi periodi gli scienziati impegnati nelle rilevazioni sul pack.

Ma il suo destino cambiò con quello della spedizione quando, al ritorno dal terzo dei cinque sorvoli sull’artico del programma, una tempesta fece precipitare il dirigibile.

Di sei delle sedici  persone a bordo non si seppe più nulla e gli altri dieci si trovarono a sopravvivere con gli oggetti che riuscirono a recuperare dai resti del velivolo, come una radio che permise di lanciare l’SOS, la tenda e alcune bottiglie di anilina, che venivano fatte cadere durante i voli per calcolare l’altezza del dirigibile.

Per rendersi visibili ai soccorritori, Nobile ordinò che l’anilina venisse utilizzata per tracciare delle grandi strisce rosse sulla la tenda.

Dopo 48 giorni di permanenza sul pack, il gruppo fu raggiunto dalla nave russa Krassin e portato in salvo e le complesse operazioni di recupero, con vari tentativi falliti, erano costate la vita a nove soccorritori come Roald Amundsen, che nel 1911 era stato il primo uomo a raggiungere il Polo Sud.

Sulla tenda il colore rosso sbiadì già durante la permanenza sul pack per effetto dell’intensa radiazione solare, ma alcune tracce sono visibili su un lato dell’oggetto esposto a Milano ed è ancora molto evidente la colorazione grigio scura sull’oblò di ingresso, per le fuliggine generata dai fuochi che gli occupanti utilizzavano all’interno, che i restauratori hanno scelto di conservare.

La tenda, a pianta quadrata e alta due metri e mezzo, è realizzata in seta ed è costituita da uno strato esterno di colore chiaro, resistente ai venti polari, e da uno strato blu, per proteggere gli occupanti dalle radiazioni solari, poggia inoltre su una base impermeabile, in modo da evitare che l’acqua generata dal calore dei corpi potesse penetrare all’interno».

Ma la condizioni estreme del Polo Nord avevano messo a dura prova il materiale, che ha poi subito ulteriori danni quando, a partire dalla fine di agosto del 1928, la tenda venne esposta senza particolari precauzioni al Castello Sforzesco di Milano.

La lunga opera di restauro ha ricomposto i frammenti e ripulito il tessuto, mentre la tridimensionalità dell’oggetto è stata ripristinata con una struttura in alluminio interna realizzata ad hoc.