Lungo la strada che da Gerusalemme scende verso Gerico, alle spalle del monte degli Ulivi si trova il villaggio arabo di al-Azarìya, noto come la Betania del Vangelo.
Ai tempi di Gesù Betania era un sobborgo di Gerusalemme, appena sul limite del deserto di Giudea, dove abitavano alcuni dei suoi amici più cari, come le giovani Marta e Maria con il fratello Lazzaro.
In epoca biblica Betania era tra i villaggi ricostruiti dai membri della tribù di Beniamino dopo il ritorno dall’esilio di Babilonia e il suo nome era una semplificazione di Bet Hananya, ossia casa di un non meglio precisato Anania.
Fu durante il periodo bizantino che il nome primitivo della località fu sostituito con quello di villaggio di Lazzaro, da cui l’attuale nome di Al-Azariya.
Al centro del villaggio, una chiesa francescana ricorda la casa di Marta e Maria e il miracolo della risurrezione di Lazzaro ed è sovrapposta a tre chiese precedenti, i cui resti sono venuti alla luce in seguito agli scavi condotti agli inizi degli anni cinquanta da P. Saller ofm.
Gli archeologi hanno anche scoperto una necropoli e poco più in alto, a ovest della tomba, i resti dell’antico villaggio, oltre che materiali che coprono un arco di tempo dal VI-V secolo a.C. al XVI d.C.
Una prima chiesa fu costruita a Betania nel IV secolo e faceva parte di un complesso, il Lazarium, sorto vicino alla tomba di Lazzaro in ricordo degli avvenimenti legati alla presenza di Gesù a Betania, menzionata nelle annotazioni dei primi pellegrini, tra cui Eusebio di Cesarea (330), l’Anonimo di Bordeaux (333) e la pellegrina Egeria (380) che parla delle celebrazioni liturgiche che vi si svolgevano.
Tale chiesa era a tre navate, con mosaici nel pavimento molto simili a quelli della basilica di Betlemme e, distrutta da un terremoto, venne ricostruita nel V secolo, più a est, e perciò risultava più distante dalla tomba di Lazzaro.
Durante il periodo crociato, per volere del re Folco d’Angiò e di sua moglie, la regina Melisenda, furono avviati i lavori di ristrutturazione della seconda chiesa, che trasformarono completamente la struttura originari, oltre all’edificazione di un monastero per le suore benedettine e una chiesa sulla tomba di Lazzaro, che fungeva da cappella per le monache.
Nel 1187, con l’avvento di Saladino, il complesso subì danni considerevoli e cadde in rovina.
Il Santuario dell’Amicizia, che è la chiesa attuale, fu fatta costruire dai francescani, che ne affidarono la realizzazione all’architetto Antonio Barluzzi.
Sia all’interno dell’edificio che nel cortile antistante si possono vedere frammenti dei mosaici pavimentali delle due chiese bizantine, mentre parti dell’abside della prima chiesa sono visibili all’entrata.
La struttura è a croce greca e riceve luce dall’alto, mentre le mezzelune a mosaico dei quattro bracci della chiesa riportano in sintesi gli avvenimenti di Betania, con scritte che li commentano. All’esterno del cortile della chiesa francescana, lungo la strada che porta verso il monte degli Ulivi, si trova quella che, secondo la tradizione dei pellegrini del IV secolo, sarebbe la Tomba di Lazzaro.
La tomba risale al periodo medievale e l’entrata, che si trova all’esterno della moschea, fu eretta nel XVI secolo quando, essendo stata chiusa la porta originaria, per potervi accedere fu adottata questa soluzione.
Una scala di 24 gradini conduce all’atrio, dove si vede una porta murata che corrisponde all’entrata primitiva.
Più in alto rispetto al sepolcro dell’amico di Gesù oggi si erge la nuova chiesa ortodossa greca, costruita nel 1965 e suddivisa in un piano superiore e uno inferiore in ricordo del miracolo della resurrezione di Lazzaro, raffigurata in due iconostasi eseguite da ebanisti greci.