spina etrusca

Fino al 23 aprile 2023 il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara ospita la grande mostra Spina etrusca. Un grande porto nel Mediterraneo, per il centesimo anniversario della scoperta della città etrusca sorta sul delta del Po.

L’esposizione, omaggi ai percorsi e i transiti nel Mar Mediterraneo, si affida al linguaggio immersivo ottenuto con la ricostruzione digitale di paesaggi e contesti antichi del grande porto di Spina  del V secolo a.C.

Il percorso espositivo illustra il porto adriatico di Spina, i grandi insediamenti etruschi del Tirreno e in primo luogo con la città gemellata di Cerveteri, con la struttura sociale, la varietà culturale ed etnica, le espressioni delle élites aristocratiche, la vocazione portuale e l’importanza nelle dinamiche del commercio antico.

I reperti provengono dai  musei archeologici italiani, mentre prestigiosi materiali provengono dal Metropolitan Museum of Art di New York

Le diverse iniziative scientifiche e divulgative sono state coordinate dalla Direzione generale Musei in collaborazione con le articolazioni territoriali del Ministero della Cultura, ovvero la Direzione regionale Musei Emilia Romagna e la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e per le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, con le amministrazioni locali, ovvero il Comune di Comacchio, il Comune di Ferrara e Regione Emilia Romagna, e le Università nazionali e internazionali che da anni effettuano ricerche e scavi sull’insediamento antico: l’Università di Bologna, l’Università di Ferrara e l’Università di Zurigo.

Come la Comacchio delle origini, anche Spina era una città d’acqua con case in legno e un luogo di collegamento tra l’entroterra padano e il mondo mediterraneo.

Mentre la grande necropoli di Valle Trebba fu individuata nel 1922, il centro urbano di Spina è stato ritrovato dagli archeologi nel 1957, durante lo scavo del Collettore Mezzano, su di un dosso di Valle Lepri ed era parte di una città ben più estesa ed articolata. L’impianto urbano appare con una forma vagamente triangolare, collocato sulla sponda destra dell’antico Po in posizione arretrata di qualche chilometro rispetto allo sbocco a mare del fiume, come per molti altri porti etruschi.

Fiumi e canali collegavano Spina ai territori e alle città padane, tra cui Felsina, la Bologna etrusca e l’impianto cittadino era rigorosamente pianificato, basato su un reticolo di isolati, canali e strade perfettamente ortogonal, mentre un asse principale percorreva tutto il centro urbano in direzione nord nord-est /sud sud-ovest, con la particolarità che era una sorta di canal grande.

Una struttura così ordinata denota la presenza di un’autorità in grado di pianificare un’intera città come a Marzabotto e nelle zone di Felsina.

Le case erano realizzate in legno, data l’abbondanza del materiale in zona e l’assenza di pietra lavorabile, ma anche per la necessità di realizzare costruzioni leggere su un terreno molto instabile, con una intelaiatura di travi di legno e i tamponamenti delle pareti erano realizzati con graticci di canne intonacati.

Il tetto era composto da un fitto strato di canne palustri e una serie di tavelle in terracotta, rinvenute in gran numero negli scavi, servivano per rivestire lo zoccolo delle case.