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Il Museo Ettore Fico di Torino, fino al 2 luglio,  presenta una mostra monografica e antologica su Franco Garelli, una tra le personalità più conosciute  dell’arte italiana del secondo Dopoguerra definito da Lionello Venturi come il maggior rappresentante dell’Informale del Novecento.

Si tratta di una retrospettiva composta da oltre 100 opere tra pittura, sculture in ferro, bronzo e lamiera, ceramiche e gli innovativi Plamec, cioè del quadri tridimensionali in materiale plastico.

Franco Garelli nacque a Diano d’Alba,  in provincia di Cuneo nel 1909 e, trasferitosi con la famiglia a Torino al termine della Prima Guerra Mondiale, vi frequentò prima il liceo classico Massimo d’Azeglio e successivamente la Facoltà di Medicina e Chirurgia, oltre a dedicarsi contemporaneamente al disegno e alla realizzazione di terrecotte.

Nel 1927 Franco esordì alla Promotrice di Torino, conobbe il secondo futurismo torinese e partecipa a diverse mostre regionali e sindacali, distinguendosi soprattutto come illustratore e caricaturista.

Conseguita la laurea in Medicina e Chirurgia, Garelli visse per circa un anno a Firenze, svolgendovi il servizio di leva.

Nel 1936 venne inviato in Africa Orientale con il grado di sottotenente medico e al ritorno in patria tenne  la sua prima personale a Torino, esponendo i disegni realizzati durante questa esperienza militare nel corpo degli Alpini, poi collaborò con diverse testate in qualità di illustratore, non tralasciando la realizzazione di opere in terracotta di grandi dimensioni.

Garelli nei primi anni Quaranta divenne amico di Luigi Spazzapan, punto di riferimento per le nuove generazioni di artisti torinesi e ad Albisola contattò Arturo Martini, il cui esempio influenzò la sua ricerca scultorea.

Tra il 1941 e il 1943 partecipò come ufficiale medico alla Seconda Guerra Mondiale, realizzando una serie di dipinti, poi cominciò  a insegnare come libero docente di otorinolaringoiatria presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Torino, senza tuttavia interrompere l’attività artistica.

Nel 1947 partecipò alla prestigiosa rassegna Arte italiana d’oggi – Premio Torino 1947 e sempre a Torino fu protagonista alla Quadriennale presso la Promotrice di Belle Arti e nel 1948 alla XXIV Biennale di Venezia e alla Galleria La Bussola di Torino.

Ma fu nel 1949 che, grazie a Carlo Cardazzo, Franco esposta alla Galleria del Naviglio di Milano e alla Galleria del Cavallino di Venezia, suscitando l’attenzione della critica, e nel 1950 tenne la prima mostra  di sculture in metallo presso la milanese Galleria del Naviglio e l’incontro con Picasso a Vallauris.

Dal 1951 al 1963 tenne la cattedra di Anatomia Artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Torino, oltre a prendere parte a numerose rassegne, tra cui la mostra Italian Artist of To-day (1951), la VI Quadriennale di Roma del 1951-‘52, la XXVII Biennale di Venezia del 1954, dove ebbe una nuova attenzione per il dialogo scultoreo tra materia e spazio, ricorrendo prima alla ricerca di materiali inconsueti assemblati con cera e spago e fusi nel bronzo, e successivamente all’uso del ferro e della saldatura diretta.

Fu alla VII Quadriennale romana del 1955-‘56 che Garelli espose per la prima volta opere in ferro saldato.

Nel 1957 tenne una personale alla Galleria del Naviglio di Milano, presentata dall’amico Michel Tapié, ed espose alla Galerie Rive Droite di Parigi.

Da questo momento prese  parte alle principali rassegne di confronto dell’arte informale in Europa, Stati Uniti e Giappone dove entrò in stretta sintonia con il Movimento Gutai.

Con gli anni cinquanta e sessanta realizzò grandi opere, come la decorazione della parete nord della Biblioteca Civica di Torino (1963), il mosaico per il lungomare di Albisola (1963), il monumento ai Caduti per la città di Beinasco e il rilievo in ferro per la sede Rai di Torino (1969).

Intorno al 1962 abbandonò la professione medica e trasferisce lo studio da Torino a Beinasco,  trasformandolo nel 1967 in museo privato.

A partire dal 1963 propose i Plamec, realizzati con resine industriali e materiale plastico, sintesi tra pittura e scultura in una chiave di rilievi bidimensionali e nel 1964 creò i Tubi, lamine di ferro piegate su se stesse, colorate con vernici industriali, presentate in una sala personale alla XXXIII Biennale di Venezia del 1966.

Franco Garelli morì a Torino nel 1973.