Giugno è il sesto mese dell’anno e, nella mitologia romana, era il periodo consacrato alla Dea Giunone.
Il suo appellativo, che in latino era Mese del Sole, deriva dal fatto che verso il 21, quando è in atto il solstizio d’estate, l’asse terrestre ha un’inclinazione tale da garantire, in questo giorno dell’anno, la massima durata di luce nell’arco delle 24 ore ed in contrapposizione, quindi, con il solstizio di inverno che cade il 22 dicembre e si configura come il giorno più corto dell’anno.
Il nome di Giugno deriva dal mese romano Junius infatti, secondo Ovidio, tale denominazione trarrebbe origine da juniores, ovvero I giovani.
Gli antichi romani dedicavano questo mese ai ragazzi in quanto Romolo, secondo la leggenda, aveva diviso la popolazione romana in due con da un lato i maggiori; dall’altro i minori abili alle armi in modo tale che gli adulti governassero attraverso la saggezza dovuta alle esperienze, all’assennatezza, e all’età.
I giovani davano il loro contributo attraverso la vigoria propria della gioventù: con la forza attraverso le armi e in difesa del proprio territorio.
Sull’origine del nome del mese di Giugno esiste anche una seconda ipotesi ed è legata al culto della Dea Giunone. sposa di Giove, che era la divinità a cui erano sacre le Calende di ogni mese ed era anche la Dea protettrice delle nascite.
Giunone, corrispettivo latino della figura di Era appartenente alla mitologia greca, fu anche la principale divinità femminile della religione romana cara agli animali e alcuni, come il pavone o le oche, le erano sacri.
Successivamente, alle Calende di Giugno fu dedicato a Giunone un rituale specifico, in ricordo di un tempio a lei dedicato edificato, un tempo, sul Campidoglio, dove era venerano con l’appellativo Moneta cioè colei che avverte, l’ammonitrice.
Il tempio dedicato alla Dea fu edificato nel 345 a.C. per volere di Lucio Furio Camillo e ringraziare Giunone di aver salvato i Romani dai Galli di Brenno, cinquant’anni prima.
La leggenda narra che nel 390 a.C. durante l’assedio dei Galli, le oche sacre alla dea iniziarono a starnazzare svegliando Marco Manlio, che organizzò un attacco e respinse gli invasori.
Alla Dea si diede l’appellativo di Moneta per aver avvertito i romani del pericolo, grazie alle oche a lei sacre e nel 269 a.C., adiacente al tempio del Campodoglio, fu costruita la Zecca, dove venivano coniate le monete.
Dall’appellativo Moneta, riferito alla divinità, derivò in seguito il nome dell’ officina di coniazione chiamata appunto Moneta, che in età repubblicana era attigua al tempio di Giunone.