Festival internazionale di narrazione di Arzo

Arzo, un quartiere di Mendrisio alle falde del Monte San Giorgio, sulle sponde del Lago di Como, è famoso per le cave di marmo e per il Festival Internazionale di Narrazione che, per la XXIII edizione, porterà nella zona spettacoli, incontri, momenti musicali e tanto altro: da giovedì 17  a domenica 20 agosto.

“Vedersi di fronte” è il motto di questa edizione, per conoscersi, riconoscersi, interrogarsi e aprire spazio al confronto.

Per quanto gli spettacoli per il pubblico adulto, Karakorum Teatro presenta lo spettacolo Vasi comunicanti nell’originale drammaturgia di Marco Di Stefano, sulle storie raccolte sul confine tra Italia e Svizzera.

Si prosegue con 80 centesimi di e con Pietro De Nova: che parla di aspettative e sogni, di un pallone da inseguire e di come la linea tra successo e fallimento sia sottile, che nasce dall’esperienza di pendolare dell’autore, per alcuni anni di passaggio nella stazione di Rogoredo.

Il desiderio di avvicinarsi è all’origine dello spettacolo Gli Altri – Indagine sui nuovissimi mostri della compagnia bolognese Kepler-452, di e con Nicola Borghesi:, che indaga l’identità degli hater, gli autori di commenti pieni di odio e violenza, che sempre più popolano il web.

La compagnia Frosini/Timpano sarà in scena al festival con due spettacoli Gli Sposi, sulla storia di Nicolae Ceausescu ed Elena Petrescu, la coppia che ha messo la Romania in ginocchio per oltre vent’anni,  e Carne sul mondo del cibo narratto attraverso il dialogo di due personaggi, uno vegetariano e uno carnivoro.

Come ogni anno, non mancheranno momenti di energia e puro ritmo, ad esempio i musicisti europei e latinoamericani di La Combi animeranno, con una musica che combina cumbia, milonga e altri ritmi popolari, le giornate di festival con intermezzi e con un concerto,

Giuseppe Semeraro, torna al festival con Mio nonno e il mulo” ispirato al racconto di Vasilij Grossman: che ripercorre le vicende della guerra, per diventare un canto sui piccoli gesti di cura, mentre l’attrice svizzera Piera Gianotti Rosenberg, in Genealogie caprine, racconta le peripezie, la malattia e la morte di un gregge di capre piuttosto particolare.

Se il teatro è una finestra sul mondo, spesso la collaborazione con i mondi diventa fondamentale, come in Home sweet home di Roberto Capaldo,  una riflessione sulla casa che nasce da una ricerca con, tra gli altri, migranti, senza fissa dimora e pazienti in lungo degenza.

Da laboratori e da consulenze, si sviluppa l’idea di Storia di un No, uno spettacolo della compagnia Arione de Falco che affronta le problematiche legate all’educazione sentimentale negli adolescenti.

Infine al festival non mancherà la profonda leggerezza del lavoro dei Giullari di Gulliver, che proporranno due spettacoli alla Casa Fossati di Meride, i Canfabula saranno in scena con Il giovane gigante mentre il Collettivo Minimo con Biancaneve allo sbaraglio.