Lo sport perfetto per scoprire oltre il blu del mare…
Dell’immersione subacquea si raccontava già al tempo di Alessandro Magno, infatti si racconta che si calò sott’acqua nel porto di Tiro per rimuovere gli ostacoli riposti sui fondali dal nemico, utilizzando un grande recipiente di vetro per conservare l’aria, mentre un filosofo greco lo descrisse durante l’immersione con una pelle di pecora cucita contenente aria e collegata tramite un budello.
Erodoto racconto che, nel 500 a.C., un soldato greco. Scilla di Scione, durante la Battaglia di Salamina, il primo grande scontro navale ampiamente documentato dalla storia, usò un giunco incavato come boccaglio per non essere visto dalle navi persiane del Re Serse.
La storia della subacquea prosegui con Leonardo Da Vinci che nel XV secolo disegnò attrezzi per respirare sott’acqua e nel 1531 Guglielmo di Lorena si immerse con una campana subacquea derivante dai disegni e dai progetti del grande studioso toscano.
Intorno al 1790 i cassonisti, che erano coloro che lavoravano all’interno dei cassoni capovolti e pieni d’aria nelle costruzioni di porti e ponti, iniziarono ad usare i primi compressori, poi usati anche dai palombari.
Nel 1798 fu il medico Alphonse Gal il primo ad immergersi con l’autorespiratore, allo scopo di approfondire i suoi studi sugli effetti della pressione sul corpo umano, indossando una casacca cerata, delle calzature piombiate, lo scafandro di protezione ed un recipiente contenente aria a pressione, che si presume che fosse appena sufficiente per poter compiere l’atto della respirazione.
Dopo 25 anni i fratelli Deane inventarono in Inghilterra un set completo per l’immersione, denominato Deane’s Patent Diving Dress, poi perfezionato da August Siebe nel 1837, che creò uno scafandro, utilizzato anche dalla Marina Militare inglese e francese e in Francia l’inventore Loius Cabirol si immerse nel 1855, per la prima volta, nella Senna.
Successivamente il francese Sandale inventò un altro apparato di respirazione rivoluzionario che, perfezionato nel 1876 da Henry Fleuss, era formato da una maschera di caucciù indurito collegato da due tubi ad un sacco flessibile sul dorso che racchiudeva un filtro di calce sodata collegato ad una bombola di rame contenente ossigeno a 30 atmosfere che consentiva, grazie all’utilizzo di ossigeno e lo scambio dell’anidride carbonica, di protrarre la durata dell’immersione.
Il vero punto di svolta nella storia della subacquea avvenne nel 1889, quando la ditta Drager tedesca inventò un sistema di riduzione ed erogazione dell’aria, allo scopo di immergersi senza essere danneggiati dalle tossicità dell’ossigeno.
Nei primi anni Novanta fu creato il primo autorespiratore a miscela con il 30% di ossigeno e il 70% di azoto e dopo la Prima Guerra Mondiale debuttò un apparecchio a circuito semichiuso, che utilizzava la miscela Nitrox.
Nel 1907 comparvero le prime tabelle di decompressione e, attraverso lo studio della fisica abbinato alla fisiologia del corpo umano, la subacquea divenne la chiave per studiare la vita sottomarina.
Con il primo dopoguerra la subacquea fondamentalmente fu utilizzata solo per motivi militari e venne messo in primo piano l’ARO, in seguito perfezionato dal comandante italiano Belloni della Regia Marina Italiana e nel 1935 Tesei e Toschi ne ottimizzarono la resa, mentre Max Gene Nohl sperimentò una miscela composta da Elio ed Ossigeno.
Un periodo davvero importante per il mondo dei sub fu nel secondo dopoguerra , con la nascita dell’erogatore automatico del Royal Mistral.
Dal 1943 la subacquea fu aperta finalmente a tutti gli sportivi, anche se all’inizio i rischi di embolia per le persone erano davvero alti, ma adesso nessuno si immerge senza aver fatto un corso e non senza essere accompagnato da un esperto sub.