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Il Duomo di Modena è considerato uno dei più significativi esempi del Romanico europeo e fa parte del patrimonio dell’umanità Unesco.

La sua storia cominciò quando il cantiere, affidato all’architetto Lanfranco, fu aperto nel 1099, per dare una nuova chiesa alla città ed una nuova sepoltura al patrono di Modena, San Geminiano.

La proposta architettonica di Lanfranco era improntata alla campata di base quadrata, una delle strutture più significative dell’architettura romanica europea, infatti la pianta della chiesa è di tipo basilicale, a tre navate, senza transetto sporgente, mentre la facciata a salienti evidenzia i rapporti interni tra navata centrale e navate laterali, oltre a un motivo unificante per interno ed esterno, ovvero il triforio entro una grande arcata, donando eleganza all’insieme, dove la cripta in cui è deposto il sepolcro di Geminiano è sotterranea, mentre il presbiterio è sul modello di Cluny.

Sulla struttura di Lanfranco si innestò, con straordinaria armonia, la scultura di Wiligelmo, che popola di motivi vegetali e di esseri fantastici i capitelli della loggia, le mensole dei sottostanti archetti e le lastre ornamentali, come nei Rilievi della Genesi e nei decori del Portale maggiore.

Legati al cantiere del Duomo sono i maestri che decorarono la Porta dei Principi o del Battesimo e quella della Pescheria, a cui si unì il Maestro delle Metope e le opere da lui realizzate, unitamente ai reperti provenienti dalle chiese di Modena precedenti quella romanica,  sono custodite nel Museo del Duomo.

Con gli anni Trenta del XII secolo si concluse la prima fase di costruzione e nel 1184 papa Lucio III consacra l’edificio.

Dal 1190 subentrarono nei lavori i Maestri Campionesi che sopraelevarono l’area presbiteriale, aprirono il rosone in facciata e la Porta Regia, che è l’ingresso monumentale su Piazza Grande.

L’impianto dell’edificio è suddiviso in tre navate con falsi matronei, dove pilastri cruciformi scandiscono le cinque campate della navata centrale alternati a colonne di marmo sormontate dai capitelli di Wiligelmo.

Tra le varie opere custodite nella cattedrale ci sono il Presepio in terracotta opera del plasticatore modenese Antonio Begarelli (1527), l’affresco della cosiddetta Madonna delle Ortolane di un pittore locale (1345), l’Altare delle Statuine di Michele da Firenze (1440), la Cappella Bellincini di Cristoforo da Lendinara (1475), San Sebastiano fra i Santi Girolamo e Giovanni Battista, tavola di Dosso Dossi (1518-1522), il coro ligneo intarsiato (1465) e i quattro pannelli con gli Evangelisti (1477) di Cristoforo e Lorenzo Canozi da Lendinara, il Pulpito di Enrico da Campione (1322) oltre al Pontile con scene della Passione, opera dei Campionesi.

Nel presbiterio si trova la cripta, a tre navate, sostenuta da colonnine con capitelli d’arte lombarda della fine dell’XI secolo, con il Sepolcro di San Geminiano e, nell’abside destra, il gruppo in terracotta policroma della Madonna della Pappa di Guido Mazzoni (1480-1485).