La mostra Ilario Fioravanti. Epifanie del dolore e della gioia, a Santa Maria della Vita, nel centro storico di Bologna, aperta fino al 25 settembre, fa parte del progetto 1922~2022 Fioravanti 100! che dallo scorso anno celebra con un calendario di eventi diffusi il centenario della nascita del grande artista.
Frutto della collaborazione tra Genus Bononiae e Il Vicolo – Sezione Arte di Cesena, la mostra è curata dall’architetto Marisa Zattini, fondatrice di Il Vicolo e grande conoscitrice dell’arte di Fioravanti ed è una scelta non casuale quella del complesso bolognese che ospita il Compianto sul Cristo morto di Niccolò dall’Arca, infatti il percorso espositivo, che si sviluppa nelle sale dell’Oratorio e del Museo adiacenti alla Chiesa di Santa Maria della Vita, apre un dialogo tra il capolavoro quattrocentesco e il Compianto realizzato da Fioravanti nel 1985, uno dei tre che egli plasmò nel corso della sua carriera, di solito ospitato dalla Chiesa del Suffragio di Longiano e oggi esposto a Bologna.
Si tratta di un compianto tradizionale, che nella produzione di Fioravanti si affianca a quello laico delle Putaske, esposto ora a Faenza nella chiesa sconsacrata di Santa Maria dell’Angelo con , le donne di strada che circondano la figura del Cristo morto, simbolo di uguaglianza e rispetto sacro per ogni creatura, e a quello delle Maddalene, radunate attorno al Cristo modellato nel 2007.
Il Compianto del 1985 è nell’Oratorio assieme alle quattro Maddalene (1982) e ad alcune gigantografie di disegni preparatori selezionati dai diari dell’artista.
Nella sala precedente, una selezione di opere dal tema sacro introduce al cuore della mostra, come una Via Crucis (1982) inedita, in terracotta ingobbiata e incisa, proveniente dalla Collezione di S.E. il Vescovo di Cesena Douglas Regattieri e, a chiusura, Il bacio di Giuda (1995), La Veronica (1989), Il miracolo del pane e dei pesci (2003) ed Effeta (2003).
Si tratta di un universo frutto di un’esperienza feconda, con lavori in terracotta policroma in cui il tema del sacro e del profano, del terreno e dello spirituale, dell’umano e del divino si incontrano in questo significativo evento cristiano, reinterpretato in chiave contemporanea imprimendo nella materia il realismo delle emozioni e i sentimenti del dolore e della gioia, tra esistenze e figure che raccontano, con solenne compostezza ed intensa e silenziosa compartecipazione, un momento ricco di sofferenza, singolare e collettiva, in contrapposizione con la forte partecipazione emotiva che nasce dall’opera rinascimentale di Niccolò dell’Arca.