A tre anni di distanza dall’esposizione su Vivian Maier, le antiche cucine della Palazzina di Caccia di Stupinigi fino al 7 gennaio 2024 ospitano vita e scatti di un’altra grande fotografa del Novecento, Lee Miller, modella, cuoca e corrispondente di guerra.

Infatti  Lee Miller: Photographer & Surrealist è una mostra che ripercorre la sua vicenda umana e professionale ponendo l’attenzione sullo sguardo della fotografa che, formatosi alla fine degli anni Venti a Parigi, ideò il suo modo di osservare che il lessico fotografico da lei utilizzato, caratterizzato dall’uso di metafore, antitesi e paradossi visivi volti a rivelare la bellezza della quotidianità.

Nella mostra ci sono  cento scatti provenienti dall’Archivio Lee Miller che conducono il visitatore alla scoperta non solo della biografia della fotografa ma anche della sua cifra stilistica, unica nel panorama della fotografia del primo Novecento.

La mostra si sviluppa attraverso diverse aree tematiche dal lavoro in studio a Parigi, dove la fotografa lavorò con sperimentazioni tecniche e compositive, quello legato al mondo della moda e della pubblicità svolto nello studio di New York, dove la Miller espresse al meglio le sue capacità di ritrattista e di fotografa commerciale ma  non rinunciando mai alla cifra surrealista, anche nelle nature morte o nei paesaggi che arricchirono  il suo lavoro quando si trasferì in Egitto, oltre agli artisti più famosi dell’epoca, come nella foto di Charlie Chaplin che posa con un candelabro in testa, il ritratto di Picasso e quello di Dora Maar, e ancora Mirò, Magritte, Cocteau, Ernst e, Man Ray, di cui è stata musa, amante e prima di tutto collega, inventando la tecnica della solarizzazione.

E poi c’è la guerra, immortalata in tutte le sue sfaccettature con Londra, ormai casa per Lee Miller a seguito del matrimonio con Roland Penrose, devastata dai bombardamenti, e dove ancora resiste la vita quotidiana, Parigi, ormai liberata dalle truppe alleate, che Lee seguì in prima linea diventando corrispondente per Vogue al fronte, dove fu ritratta da David E. Scherman, a sua volta soggetto di uno degli scatti più iconici della Miller come l’uomo con indosso la maschera antigas.

Infine c’è il dramma dai campi di concentramento di Buchenwald e di Dachau, in Germania, che Lee immortalò  a poco ore dalla loro liberazione.

Lee Miller nacque il 23 aprile 1907 a Poughkeepsie, nello stato di New York, in una famiglia, dove il padre, inventore, aveva un interesse particolare per la fotografia e ben presto scelse la figlia come modella per i suoi scatti, oltre ad introdurla ai segreti della ripresa e del laboratorio.

Mentre era studentessa di scenografia all’Art Students League di new York, Lee nel 1926 conobbe l’editore Condé Montrose Nast, che le propose di diventare una delle modelle del suo giornale, Vogue.

Lee fu una delle modelle più celebri d’America ma nel 1927, quando divenne la prima donna a prestare il suo volto alla campagna pubblicitaria di un marchio di tamponi, la sua carriera da modella nell’America degli anni Trenta finì di colpo.

Decisa a diventare fotografa, la Miller arrivò a Parigi di quel periodo, dove viveva l’uomo che allora univa armoniosamente fotografia e arte, il grande Man Ray.

L’artista non fu felice di assumere Lee, ma in breve nacque un sodalizio professionale che sfociò in un’intensa storia d’amore.

Col tempo Miller si stancò della sua relazione con Ray e, per diventare una fotografa a tutti gli effetti, tornò a New York, dove aprì uno studio al numero otto dell’East 48th Street, con clienti importanti come Helena Rubestein e le due maggiori stiliste del tempo, Elsa Schiaparelli e Coco Chanel.

Stanca della fotografia commerciale e dei lavori per il mondo della moda, Miller abbandonò New York e andò in Africa, con il ricco egiziano Aziz Eloui Bey, ma, sempre inquieta, fuggì a Parigi, dove conobbe il curatore d’arte Roland Penrose.

Nel 1939 si trasferì con Penrose a Londra, ma la coppia fu divisa dall’inizio della seconda guerra mondiale.

Penrose dovette prestare servizio al fronte e la fotografa rimase sola, in una capitale al centro di frequenti blitz aerei.

Lee lavorò come fotografa di moda per Vogue ma, vedendo che il conflitto mostrava le prime conseguenze, unì la fotografia di moda al reportage di guerra, regalando foto insolite ma ricche di significato poi, con l’amico e collega David E. Scherman di Life, partì con l’esercito americano in Europa.

La Miller fu la prima donna a fotografare gli ospedali di guerra, i campi di concentramento e l’assalto alla fortezza di Saint Malo e l’appartamento di Hitler.

Dopo il ritorno in Inghilterra, i fantasmi della guerra perseguitarono Lee anche nella tranquilla tenuta che Penrose aveva comprato per lei, al punto che iniziò a bere.

I suoi amici, come Picasso, Max Ernst e il vecchio amore Man Ray, le rimasero vicino fino alla sua scomparsa, avvenuta il 21 luglio 1977 per una grave malattia.