La protettrice, fin dall’alto Medioevo, di Parigi e della Francia…
Santa Genoveffa nacque a Nanterre, nei pressi di Parigi, intorno al 413, da famiglia cristiana, e la giovane, fin da piccola, manifestò il desiderio di dedicare la sua vita al Signore.
Nel 429 la giovane incontrò San Germano d’Auxerre, che insieme a San Lupo di Troyes andava a evangelizzare i popoli della Britannia, dove dilagava l’eresia pelagiana, in un incontro che fu determinante per la sua vocazione.
Dopo aver posato una mano sulla nuca di Genoveffa, San Germano enne la rivelazione della sua santità, poi le regalò una medaglia su cui è impressa la croce, che la ragazza portò al collo fino alla morte, come pegno della sua fedeltà a Cristo.
Morti i suoi genitori, Genoveffa si trasferì a Parigi ed entrò a far parte di un gruppo di vergini, come lei votate al Signore, per dedicarsi a opere di carità e penitenza, continuando a vivere nella sua casa ed ebbe il diritto di assumere le responsabilità pubbliche che appartenevano alla sua famiglia, ricevette le chiavi del battistero della cattedrale parigina e fece erigere la prima chiesa sul sepolcro di San Dionigi, vescovo protomartire della città.
La santa si cibava solo di legumi, esclusivamente il giovedì e la domenica e dalla sera dell’Epifania, fino al giovedì santo, rimaneva in preghiera nella sua cameretta.
Nel 451, Attila, re degli Unni, che aveva saccheggiato le città di Treviri, Metz, Reims, avanzava verso Parigi dove i cittadini si apprestavano alla fuga, ma Genoveffa gli esortò a non lasciare la città e riunì alcune donne per pregare con lei nel battistero.
Parigi fu difesa dai suoi abitanti, incoraggiati dalle preghiere di Geneviève, e Attila, scoraggiato dalla loro resistenza, si diresse verso Orléans, dove fu sconfitto nella battaglia dei Campi Catalaunici dal generale romano Ezio.
Qualche anno più tardi, Parigi venne assediata da Meroveo, terzo re dei Franchi, e fu difesa da una forte guarnigione di romani e nel 457, morto il sovrano, l’assedio venne portato avanti dal figlio Childerico I, che conquistò la città.
Le distruzioni che ne conseguono provocarono nella capitale francese una grande carestia, così Genoveffa guidò sulla Senna un gruppo di undici battelli fino a Troyes e, passando di città in città, ricevette in dono dai mercanti un gran carico di grano, che porta a Parigi, salvando così gli abitanti. Durante il viaggio, la donna guarì una paralitica, ridonò la vista ad alcuni ciechi, liberò degli indemoniati e salvò la Senna da due demoni che, nascosti sotto un grande albero, facevano naufragare i battelli.
In Francia si diffusa la fama di Genoveffa, rispettata anche dal re franco Clodoveo I che, su suggerimento della santa, non solo liberò i prigionieri, ma si convertì al Cristianesimo.
Genoveffa morì il 3 gennaio 502 e fu sepolta prima in un’umile tomba, poi nella basilica dei Santi Apostoli, a lei dedicata dai sovrani franchi Clotilde e Clodoveo.
Durante la rivoluzione francese, la basilica fu sconsacrata e trasformata dai giacobini nel mausoleo dei francesi illustri, con il nome di Panthéon, mentre la cassa che conteneva le reliquie della santa fu bruciata pubblicamente nella Place de Gréve.
Oggi, nel Panthéon si svolgono funzioni religiose e commemorazioni civili e lì vicino, nel 1492, fu costruita la chiesa di Saint-Étienne-du-Mont, dove furono ricollocate le reliquie superstiti di Genoveffa.
Nel suo ruolo di patrona di Parigi, una statua di Genoveffa, realizzata dallo scultore francese Paul Landowski, si trova sul Pont de la Tournelle, costruito nel 1928 alle spalle della Cattedrale di Notre-Dame e la raffigura nell’atto di proteggere una bambina, che simboleggia Parigi, la città a lei tanto cara.