Fino al 10 giugno 2024 a Palazzo Madama di Torino è da non perdere la mostra Liberty. Torino Capitale,  a cura di Palazzo Madama e della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino che, con la collaborazione di MondoMostre, racconta il ruolo fondamentale della città piemontese nell’affermarsi di quest’arte nel primo Novecento.

I lavori, in cinque sezioni, consentono di cogliere ogni aspetto delle manifestazioni del Liberty, accompagnando il visitatore tra la creazione architettonica ed estetica, permettandogli di assistere alla nascita delle opere, dall’architettura al design d’interni, dagli oggetti d’uso ai testi letterari.
Nel quarantennio della Belle Époque, caratterizzata da una fiducia nel progresso, un mondo senza più confini ebbe la sua espressione in un movimento artistico-filosofico che connetteva ogni cosa con linee sinuose che si intrecciavano in maniera armonica.

Questo stile ebbe Torino la sua capitale e il suo cuore nel Parco del Valentino, protagonista dei valori della nazione e del progresso, perfetto per valorizzare la produzione italiana in campo industriale, agricolo, artistico.

Con l’Esposizione generale italiana del 1898 fu  realizzata la Fontana dei Mesi, una cascata di 600 litri d’acqua al secondo, con due pennacchi a 20 metri d’altezza. In una scenografia sorprendente per la città sabauda, dove Carlo Ceppi concepì una fontana neosettecentesca, capace di conciliare nostalgie rococò con spunti Liberty attraverso l’impiego del cemento e vi lavorarono Luigi Contratti, Giacomo Cometti, Cesare Reduzzi ed Edoardo Rubino, gli scultori protagonisti di questa grande stagione.

L’arte del Liberty ridefinì la quotidianità della città, dove l’architetto-ingegnere Pietro Fenoglio firmò capolavori come Villa Scott e Casa Fenoglio-La Fleur, disegnando ogni oggetto, dai caloriferi in ghisa alle maniglie delle porte.

Il sistema decorativo della casa e dello spazio urbano si ridefinisce completamente dopo un monumento rappresentativo del gusto del tempo, quello dedicato ad Amedeo di Savoia duca d’Aosta,  collocato all’ingresso del parco del Valentino nel 1902.

L’incipit della mostra è affidato alla donna che, nel passaggio tra Otto e Novecento emerse in tutto il suo fascino attraverso le grandi opere di Boldini e Bistolfi, Corcos e Canonica.

Da qui il visitatore si dirige verso l’ambiente privato de La casa moderna dove, dall’interno di un bow window di Palazzina Turbiglio,  si potrà apprezzare la novità dell’elemento architettonico divenuto distintivo del panorama liberty torinese, in cui eleganti abiti d’epoca si alternano a complementi d’arredo e a pregiati accessori.

Il viaggio prosegue tra i quartieri e le strade di Torino, capace di applicare il Liberty a ogni tipologia edilizia e La Gran Via, cuore dell’esposizione, racconta il suo ruolo per l’Europa e per il mondo, a partire dalla Esposizione Internazionale del 1902, ricordata con le opere originali e apparati iconografici che rievocano i fermenti culturali del tempo.

Il Liberty connotò scuole e fabbriche, case popolari e ville signorili, bagni pubblici e palazzi in 500 capolavori distribuiti su tutto il territorio cittadino, infatti la sezione Nuovi linguaggi evidenza come questi divenne linguaggio unificante di un Paese e di una società, trovando il massimo interprete in Leonardo Bistolfi, infatti questo viaggio consente di seguire il divenire dell’idea, dallo schizzo al disegno, dal marmo al bronzo dell’opera compiuta seguendo lo scultore nella genesi di alcuni dei suoi capolavori.