Fino a settembre 2024 a Rovereto è visitabile la nuova mostra curata dal Museo della Guerra e dedicata alla Seconda guerra mondiale, dove le scelte degli italiani dopo l’8 settembre 1943 vengono raccontate attraverso i ricordi, le lettere e gli oggetti appartenuti ai protagonisti di quegli eventi.
A distanza di oltre 20 anni dall’apertura di uno spazio nel Museo dedicato alla Seconda guerra mondiale si apre finalmente un percorso espositivo dedicato ad un periodo a cui è legata una parte importante delle collezioni del Museo, sulla guerra civile degli italiani, sugli anni bui, sulle speranze e sulle scelte dei singoli.
Nella mostra si intrecciano storie di combattenti, resistenti, civili e, soprattutto, di disarmati: internati e prigionieri, che raggiungono i confini del mondo e rimangono per decenni ai margini della memoria.
Ed è un viaggio dal fascismo alla Costituzione, che ha come snodo il 1943, basato su 45 biografie che descrivono tensioni interne, viaggi impensabili, diaspore illimitate, mancati ritorni.
L’8 settembre 1943 Badoglio annunciava l’armistizio con gli Alleati e per gli italiani il conflitto si trasformò da guerra aggressiva di conquista in guerra civile.
I soldati italiani, sparpagliati su teatri di guerra lontani, presero una posizione all’interno di un gran numero di scelte possibili, continuare a combattere a fianco dell’alleato tedesco oppure opporsi ai suoi ordini di resa, aderire al movimento partigiano, unirsi alle formazioni della Repubblica Sociale Italiana oppure arruolarsi nelle forze combattenti del Regno del Sud.
Anche la sorte degli internati militari italiani, catturati dai tedeschi, o dei soldati già prigionieri dalle forze alleate si modificò in base a scelte di campo.
La mostra è il punto di arrivo di un lungo processo di raccolta di fonti, testimonianze e ricerche condotto dal Museo, che ha portato, tra le altre cose, alla pubblicazione di molti testi autobiografici.
Fin dagli anni Cinquanta il Museo ha raccolto materiali relativi alla Seconda guerra mondiale intensificando il lavoro negli ultimi 30 anni e concentrandosi soprattutto sull’esperienza trentina.
Il 1943 è stato uno spartiacque per l’Italia e lo fu in modo particolare per il Trentino che dopo l’occupazione nazista del 1943 entra a far parte del Terzo Reich.
Questa attività di ricerca e raccolta minuta ha coinvolto altre regioni italiane, elemento che permette oggi di narrare una vicenda da molte prospettive diverse, che non tengono solo in considerazione le esperienze dei combattenti e che si arricchisce di testimonianze, documenti d’archivio, oggetti personali e pezzi di pregio e importanza nazionale.
Tra i pezzi esposti ci sono un sidecar Zundapp KS750, una Moto Guzzi Alce biposto (1940), un cannone-mitragliera antiaerea Scotti Isotta Fraschini mod. 1941 da 20 mm, due radio originali militari e civili, ed un ricco apparato iconografic, come gli oggetti e i documenti appartenuti a personaggi di caratura nazionale come Junio Valerio Borghese, comandante della squadriglia Xa MAS e che intraprese un’ambigua alleanza con i tedeschi all’interno della Repubblica Sociale Italiana, o Amedeo Guillet che aderì al Regno del Sud, combattendo a fianco dell’esercito alleato. Di grande valore sono i documenti che testimoniano l’esperienza di partigiani e resistenti, come Duccio Galimberti, promotore del movimento antifascista Giustizia e Libertà in Piemonte, o le illustrazioni di Sirio Galli, sulla resistenza sul fronte albanese.
La mostra è stata realizzata grazie alle numerose donazioni che il Museo ha raccolto negli ultimi decenni e il contributo di altri istituti culturali e archivi e quello di Filippo Focardi dell’Università degli Studi di Padova che ha curato la revisione dei testi, oltre che dell’ampia ricerca condotta in ambito accademico e locale, in particolare dalla Fondazione Museo storico del Trentino e dal Laboratorio di storia di Rovereto, che hanno indagato i vissuti personali legati alla Seconda guerra mondiale in Trentino.